S'acabbu (la fine) è da lì che bisogna partire per comprendere il significato profondo di questo romanzo. La potremmo chiamare eutanasia, ma sarebbe riduttivo semplificare il ruolo della protagonista, che invece compie azioni per pietà e amore. Un omaggio delle scrittrice alla sua terra d'origine, con descrizioni dettagliate di una figura che ancora oggi è leggendaria e intrigante
Accabadora
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.
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Anno edizione:2014
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Formato:Tascabile
Accabadora
Oggi vorrei parlarvi di Michela Murgia e del suo libro "Accabadora", Einaudi editore. Ci troviamo in un piccolo paesino della Sardegna ai primi anni '50 e la piccola Marina viene trovata a rubacchiare. Essendo una bambina orfana, viene adottata da Bonaria Urrai, una ricca benestante vedova. Le due vivono un rapporto vero, reale di madre e figlia, nonostante siano consapevoli che è un rapporto di adozione. Qualcosa di misterioso però avvolge le uscite notturne di zia Bonaria e Maria scoprirà che le uscite notturne sono il gesto di colei che finisce il gesto della vera madre. Michela Murgia tratta il tema dell'eutanasia con forza e delicatezza. Premio Campiello 2010, buona lettura!

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Chimerae 02 settembre 2025Mai dire mai...
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Eli&Marti 31 agosto 2025Mettere fine.
Nella Sardegna del dopoguerra c’è una bambina di nome Maria che viene presa in adozione da una signora, vedova e senza figli, Bonaria Urrai. Il loro legame è solido e sincero e Maria cresce con gli insegnamenti della vecchia. Ci sono cose che vanno oltre il giusto o sbagliato. Cose che vanno fatte e altre no. Che cosa signifa essere fill’e anima? Michela Murgia in questo romanzo di appena 100 pagine lo spiega, con immensa profondità.
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Eleonora 27 agosto 2025Breve ma intenso
Lo definirei un racconto delicato, fatto di piccole lezioni di vita trasmesse in modo sottile, ma sempre con un grande significato. La ricchezza di questo libro è lo spiraglio che ci offre sul panorama folkloristico sardo, visto attraverso gli occhi di Maria, che da bambina diventa donna, con appresso le sue disillusioni e fragilità. La narrazione è tanto meravigliosa quanto, purtroppo, molto breve, è facile sentire l'amaro in bocca una volta arrivati all'ultima pagina, ciò non significa che il testo non sia conclusivo... Semplicemente, avrei letto volentieri molte altre pagine! Bellissimo.
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