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Anno edizione: 2017
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Indice
Uno
La mattina del cinque marzo sono uscito da solo e di umore sospeso perché il tempo era brutto e perché avevo una strana curva nei pensieri, e il cavallo mi ha preso la mano. Non era uno dei miei: un purosangue inglese scartato alle corse di nome Duane, mille volte più instabile dei meticci tozzi di campagna con cui mi ero messo in testa di ritrovare la naturalezza equina perduta. Aveva un muso tutto narici dilatate e occhi bianchi pazzi allontanato da un collo stretto e lungo, un corpo levrettato di ossa sottili e muscoli a fior di pelle e nervi tirati come corde di chitarra elettrica; potevo sentire attraverso le gambe e il bacino e le braccia la paura e il bisogno frustrato di movimento che gli passavano dentro come una corrente, lo facevano fremere e recalcitrare ogni pochi passi. Mi tornava il suono delle parole che io e Anna ci eravamo ribattuti a proposito dell'occuparci di cavalli e di proprietari di cavalli così diversi dalle nostre intenzioni originarie: il modo istantaneo in cui eravamo scomparsi nei nostri ruoli acquisiti, l'uomo non-realistico e la donna con i piedi per terra che si fronteggiano dietro barricate di ragioni. C'era un vento cattivo di nord-ovest, ci è arrivato addosso più forte quando abbiamo girato all'antico santuario diroccato. Duane muoveva le orecchie e scartava a ogni fruscio tra i rami del bosco; e credo che sentisse le mie tensioni irrisolte come io sentivo le sue, l'alfabeto di segnali cifrati.L'articolo è stato aggiunto al carrello
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