Nettare in un setaccio

[…] le disgrazie della terra sono soltanto della terra; esse vengono dalla pioggia, dal vento e dal maltempo, forze immense che né l'uomo né le sue opere possono controllare. Per quelli che vivono sulla terra ci saranno sempre tempi duri, tempi di paura e di fame, così come vi sono anni di abbondanza”. Questo passo riassume bene lo spirito di questo romanzo, storia di Rukumani, una contadina di famiglia nobile, ma ormai decaduta, andata in sposa a Nathan, contadino poverissimo che vive solo di quello che la terra riesce a donare: quando il raccolto è buono per la famiglia sono tempi di gioia e di benessere, ma quando i monsoni distruggono i germogli di riso e i frutti dell'orto che Rukumani vende al mercato del villaggio, le speranze di sopravvivere si fanno sempre più deboli. Nessuno dei figli di Rukumani sceglie di seguire il padre nel lavoro dei campi e preferiscono lavorare per la conceria che viene aperta nel villaggio, inizio di tutte le sciagure che colpiranno questa famiglia in balia degli eventi. Ma chissà se il problema è davvero la conceria, o se sono le calamità naturali, o forse invece la rassegnazione che sembra governare queste figure e contro cui combatte Kenny, medico occidentale amico di famiglia che tenta di aiutare i figli di Rukumani e di scuotere la donna dalla sua atavica accettazione degli eventi, sempre pronta a piegarsi ad essi cercando di sopravvivere senza mai chiedere aiuto a nessuno. Nonostante la crudeltà dimostrata dalla natura, essa viene sempre descritta in modo positivo, quasi lirico, e la terra resta comunque il luogo a cui fare ritorno e in cui trovare la pace.