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Il libro ha una copertina coloratissima, gialla fucsia azzurra e bianca, con il titolo racchiuso in un fumetto; i protagonisti nella suddetta copertina sono vestiti da supereroi e per un momento mi sono chiesta se fosse proprio il libro che stavo aspettando …. Ma non avendolo letto, non potevo capire il perché dei colori, del fumetto e dei supereroi. Neppure potevo sapere che la copertina fosse stata realizzata da ….un altro supereroe, un ragazzo a quanto pare straordinariamente bravo, che, come Daniele (protagonista del libro) non lascia che la sua fantasia venga frenata dall’autismo. Non lascia dormire i colori, e forse, come Daniele, ha qualcuno accanto che non gli lascia spegnere il sorriso e la creatività. Ho citato Daniele come protagonista del libro, ma in realtà tutta la sua famiglia è in primo piano; e qui non parliamo solo di autismo, non parliamo di neurologia, non sconfiniamo in campi difficili da cui la scrittrice ci tiene garbatamente fuori; ci tiene fuori dal tecnicismo, ma ci porta dentro al lato umano, ci conduce nella propria famiglia, ci fa conoscere Daniele (e poi Manuel, e il loro papà, la nonna ….), ma in maniera insolita. Ci fa conoscere l’immensa sofferenza di una vita dedicata al figlio, e contemporaneamente l’immensa gioia che può regalarti, nella frazione di un secondo, il sorriso di quel figlio. Katiuscia ci parla degli occhi di Daniele, del viso di Daniele, dei suoi gesti e del significato preciso di ognuno di quei gesti. Ci parla dell’amore infinito di una madre verso il suo bambino. Un amore che conduce ove i limiti umani non esistono, non esistono le barriere, non esistono gli ostacoli. Una madre innamorata del figlio riesce a forzare i limiti dell’umano, e trasforma un bambino che avrebbe potuto essere definito come “disabile” in ciò che invece egli è: una creatura in realtà abile, una creatura piena di vita, che vive nel suo mondo ma senza smettere di sorridere. Una creatura dolcissima che, con molti sforzi e molto impegno, riesce anche a muoversi, ad articolare parole, e comunque sia, a farsi comprendere. A farsi perfettamente comprendere. Daniele, grazie ad una madre che non si arrende, non si è arreso. Non è un bambino statico, chiuso passivamente nel suo mondo. Daniele comunica; a modo suo, ma comunica. Si esprime. Se piange, se ride, se gioca …. Tutto ha un suo perché, un suo senso , una sua logica. Daniele è un bambino con un sorriso splendido e felice, perché sua madre gli ha trasmesso il senso della gioia, della forza e della certezza che i sogni, se davvero ci credi, si possono realizzare. Non importa in che modo, non importa quali siano i tuoi sogni e le tue ambizioni. Se tu vuoi essere felice, puoi trovare il modo di essere felice. Katiuscia non è una supereroina, è una donna: bella, giovane, curata. Ma, come dice anche il dott. Delacato nella sua prefazione, non lasciamoci ingannare dalle prima impressioni perché lei è molto di più. E’ una moglie, una cuoca, una mamma, una fisioterapista, una psicologa ….è anche una scrittrice, e brava. E’ una donna che non conosce limiti, perché alimenta sé stessa con la forza rigenerante dell’amore che dona e che riceve ogni giorno. Per capire quello che intendo, per entrare in questa storia dolorosa e magica insieme, bisogna leggere il libro. Lo si fa in un lampo; io non sono riuscita a leggerlo lentamente, ero troppo catturata dallo stile narrativo impeccabile, dinamico e vitale di Katiuscia. Vitale sempre, persino nelle parti che possono sembrare buie; grande osservatrice, questa donna riesce a fare entrare il lettore non solo nei luoghi che lei abita, ma addirittura a fargli cogliere sensazioni, emozioni; disperazioni e gioie, delusioni e speranze. Buio e luce. Una capacità narrativa che, in anni di letture, io non ho mai riscontrato in nessun altro scrittore.
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