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Bello e scorrevole, mi piace molto il suo modo di scrivere. Ho notato che si serve dell’agenzia letteraria Bottega editoriale perché la seguo anche io (in quanto vorrei scrivere dei libri) e mi ha convinto l’articolo di Giuseppe Chielli che parla di questo libro. Effettivamente le conseguenze del passato ricadono sul mondo attuale e la rivoluzione culturale del sessantotto è stata dominata dal caos. Questo libro ci ricorda alcuni elementi che dovrebbero essere alla base della vita sociale, come quello di pensare ai propri doveri prima di pretendere dei diritti. E anche la corruzione, pur se non è iniziata in quel periodo, sicuramente ha avuto un grande impulso. È un libro che piace perché ti lascia qualcosa su cui ragionare.
Bello, veramente bello. È soprattutto un thriller d’azione, che di azione ne ha davvero tanta, come è scritto nella prefazione e ha mantenuto la promessa. I fatti sono così avvincenti che ti tiene attaccato alla sedia per leggerlo e, quando devi smettere, non vedi l’ora di riprenderlo per vedere come è andata a finire. È anche una denuncia sociale verso i politici e gliele canta veramente bene, dei due onorevoli uno è spietato verso la sua compagna, l’altro è addirittura un assassino. Il guaio è che, per come lui descrive la vicenda, potrebbe essere un fatto vero.
La trama racconta di due ragazzi, Jennifer e Alex, alle prese con un mistero: il romanzo-denuncia si muove tra il thriller d’azione e politico, pungolando e mettendo alla prova continuamente il lettore. Nella Prefazione del prestigioso critico Renato Minore viene sottolineata l’importanza del “Verismo Interattivo”, la nuova corrente letteraria che l’autore ha inaugurato. Un altro tema importantissimo per il romanzo emerge dall’analisi che Maria Chiara Paone compie nell’articolo della rivista dell’agenzia letteraria che ha promosso il libro: Bottega editoriale. Su “Direfarescrivere” di settembre 2019 emerge difatti una feroce critica al periodo successivo al Sessantotto e al tipo di società che ne è conseguita.
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