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Anno edizione: 2018
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Meditando nella monotonia della sua vita da carcerato, Wilde realizza quanto sia stata tossica la sua relazione col giovane Alfred Douglas, per gli amici Bosie. Decide allora di scrivergli questa lunga ed esauriente lettera, in cui ripercorre la loro vorticosa storia, nella speranza che Alfred riesca finalmente a vedersi dall'esterno, potendosi finalmente pentire ed evolvere. La colpa di cui Wilde lo accusa maggiormente è la superficialità. Da qui, un preziosissimo commento sulla necessità di vivere tutto nel modo più profondo e attento possibile, sull'importanza di apprendere anche gli aspetti più infausti della vita e di agire in modo sempre attento e amorevole, sul grave danno di cui sono capaci le persone non ignoranti di cultura, ma ignoranti di se stesse. Si rischia di riempire i propri vuoti con volgari divertimenti, di ferire il prossimo senza pentirsene, di spacciare l'artigianato per Arte e per, come è accaduto in questo caso, condannare un innocente alla prigionia. Anche l'azione più grave può essere compresa, se preceduta da un profondo e assennato ragionamento. I crimini compiuti per superficialità, invece, sono colpevoli doppiamente... Per l'azione e per l'assenza di riguardo. Troviamo un ritratto di Wilde nella sua forma più intima e pentita, in quello stile così carismatico e affascinante che l'ha portato alla fama, savio e perspicace, ma anche vanitoso, tormentato, illuso dalla sua infatuazione e rifugiato nelle sacre scritture. "Il vizio supremo è la superficialità, tutto ciò che si vive fino in fondo è giusto."
Un'opera breve ma molto densa. Una lunga lettera di Wilde all'uomo che lo ha mandato in rovina, scritta con la forza e lo stile che contraddistinguono da sempre l'autore. Ne mostra un lato intimo, fragile, il lato più umano oltre a quello del grande personaggio. Molto interessante il saggio introduttivo all'edizione, che permette una buona contestualizzazione dell'opera e una maggiore comprensione.
Recensioni
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