Limmagine di copertina, che rappresenta un fatto reale, ben esprime lirruzione travolgente della rivoluzione industriale e della forza del vapore, quale nuova e straordinaria forza motrice, sulle consolidate strutture del vecchio mondo, regolato da tradizionali figure civili e sociali e da classicheggianti forme di ambiente urbano e naturale. Il cammino dellInghilterra verso la rivoluzione industriale significò il primo superamento della feudale economia del sostentamento, che continuava incontrastata a regolare modi di produzione, assetti sociali, fonti energetiche, rapporti di scambio e di circolazione monetaria nel resto dellEuropa. Come tutti i fenomeni umani, linvocata liberazione delle forze economiche della produzione e dello scambio, insieme ad effetti grandiosi e profondamente innovativi, portò con sé anche pesantissime conseguenze per luso strumentale e di parte che di essa si fece, a causa del fatto che gli strumenti decisionali politici ed economici erano tutti quanti nelle mani di una sola delle parti sociali. In una pluridisciplinare ottica storica, giuridica, scientifica, filosofica, politologica, religiosa ed economica , questo lavoro si muove verso una rilettura ed una reinterpretazione della genesi e del significato della prima rivoluzione industriale, cercando di far emergere le radici (e gli equivoci) di non poche cristallizzazioni ideologiche, politiche e storiografiche, createsi tra il liberismo di Smith e di Ricardo ed il socialismo scientifico di Marx e di Engels. Lopera enuclea e ricostruisce il doloroso peso di quelle cristallizzazioni, che mandarono in frantumi le possibilità di una fusione delle nobili eredità dellumanesimo europeo con le nuove prospettive delleconomia, togliendo un volto ed un significato umano ai complessi e possenti meccanismi produttivi, commerciali e monetari del mondo moderno e contemporaneo. Sulle orme delleredità culturale rosselliana ed azionista e della prospettiva mazziniana, che ne fu loriginaria radice risorgimentale , questo lavoro contesta la fatalità e linesorabilità dei tanto dolorosi effetti sociali, umani ed etici del processo produttivo messo in moto dalla rivoluzione industriale, rievocando forme ed appelli di un (pur storicamente mancato) recupero della possibile umanità della realtà produttiva ed economica, che, dagli anni iniziali dellesilio londinese a quelli dellInternazionale Operaia, sempre caratterizzò la democrazia sociale di Mazzini. Su questa linea, lautore porta anche sul versante economico la lettura delle rivoluzionarie acquisizioni filologiche e politologiche che Salvo Mastellone ha derivato dal suo pluridecennale impegno sulle fonti documentarie ed archivistiche da lui rintracciate in Inghilterra. Ancora su questa linea, lautore si confronta con le tesi della California School, secondo le quali la rivoluzione industriale fu sostanzialmente esito di circostanze fortuite, allinterno di unomogeneità spazio-temporale senza fratture storiche e senza alcuna tipicità o eccezionalità dellesperienza europea, non sottrattasi al determinante condizionamento del peso dellAsia e dellOriente nelleconomia del sistema-mondo. Lopera conclude con una risposta negativa a tali ipotesi di lettura e con un rifiuto della riduzione del cammino dellEuropa ad una aberrazione della storia, in quanto fortuito risultato di fattori agenti in modo sostanzialmente omogeneo sullintera scena mondiale.
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