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Precariato: punto e a capo - copertina
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Descrizione


Esiste nel precariato una riserva di speranza che sorge proprio all'interno di una condizione provvisoria. Il percorso affrontato in questo libro ci mostra come - nelle intelligenze dei singoli e nella storia delle nostre comunità rimangano da illuminare spazi importanti di creatività e, quindi, di responsabilità da assumere per il domani.
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Dettagli

2015
10 marzo 2015
106 p., Brossura
9788849844580

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

Il libro, curato dal Laboratorio del Reale, un’Associazione Culturale nata all’interno della Sapienza Università di Roma nel 2009 per iniziativa di un gruppo di studenti universitari, affronta uno dei temi centrali dell’attuale dibattito politico, cioè quello del precariato e più in generale della situazione giovanile all’interno della società contemporanea. Il volume offre numerosi spunti di riflessione a un lettore attento ma il suo merito maggiore consiste nell’aver rinunciato fin dall’inizio all’idea che un tema così complesso possa essere affrontato utilizzando un unico strumento interpretativo, un unico criterio di spiegazione. Di conseguenza il libro non è strutturato come un saggio ma come una raccolta di contributi diversi, in ognuno dei quali il fenomeno viene affrontato da un particolare punto di vista. L’analisi psicologica si sforza di mettere in evidenza le nuove competenze necessarie per poter affrontare con successo le caratteristiche di precarietà che ormai coinvolgono sia il mondo del lavoro che quello degli affetti e delle relazioni personali. Il riferimento ai riti di iniziazione è invece utilizzato per svolgere un’analisi del fenomeno dal punto di vista antropologico, con una stimolante descrizione della condizione giovanile che mette in evidenza l’enorme spreco di risorse provocato dalla mancata entrata nel mondo del lavoro di persone molto qualificate e nello stesso tempo la grande responsabilità di immaginare possibili città future che grava sulle loro spalle. C’è poi il contributo importantissimo dell’on. Silvia Costa che illustra le linee politiche fondamentali che la UE sta proponendo ai singoli Stati per adeguare sistemi formativi, mercato del lavoro e welfare alle mutate condizioni economiche generali. Il tema dell’auto imprenditorialità ritorna spesso nelle sue parole e viene indicato come una delle possibili vie di uscita dalla situazione attuale. Vengono poi esaminati i sistemi educativi in generale e in particolare viene affrontata la situazione, davvero non brillante, di quello italiano. Un sistema educativo adeguato alle nuove esigenze si dimostra incompatibile sia con una precarietà devastante sia con l’immobilismo del posto fisso: ne emerge l’assoluta necessità di sistemi di valutazione del personale che abbiano concrete conseguenze sulla situazione lavorativa. Nello stesso tempo si impone la necessità di ritrovare un contatto tra società e corpo docente al fine di enucleare con chiarezza le abilità e le competenze che ci si propone di raggiungere nel corso degli studi. Infine il problema della precarietà viene affrontato dal punto di vista più strettamente culturale e spirituale: la precarietà rappresenta uno degli snodi decisivi in cui si struttura la condizione umana e la sua possibile libertà oltre a essere una delle condizioni di apertura verso la trascendenza. Il filo conduttore che lega i vari interventi, è inutile dirlo, non è rappresentato da un qualche criterio teorico di interpretazione della realtà ma dalla realtà stessa cioè dalla viva esperienza delle iniziative che il Laboratorio del Reale ha attivato intorno al tema della situazione giovanile. La figura utilizzata come guida in questo percorso stavolta è presa dall’ambito teatrale ed è rappresentata dalla figura di Pedrolino una delle maschere storiche della Commedia dell’Arte. Come il precario attuale anch’esso è in qualche modo estraneo alla società nella quale vive e può quindi permettersi di analizzarla e di smascherarne vizi e debolezza. E tuttavia tale figura, pur essendo utilizzata come guida nel percorso intellettuale testimoniato dal libro, non si identifica con la attuale figura del precario. Mentre infatti Pedrolino rimane sostanzialmente subalterno alla società che spesso sbeffeggia, l’attuale precario ha sulle sue spalle un compito ben più importante. Non si tratta più di smascherare, di demistificare; si tratta di costruire possibili scenari sociali nei quali valga la pena di vivere e di impegnarsi. Per l’attuale precario c’è ben poco da ridere e molto da lavorare. Di tale differenza il Laboratorio del Reale sembra essere perfettamente consapevole ed essa può forse rappresentare l’unica conclusione che gli autori del libro formulano alla fine del loro lavoro. Infatti il compito di tracciare un quadro di sintesi del materiale raccolto è in larga parte lasciato al lettore il quale sulla base delle suggestioni raccolte potrà farsi un’idea più precisa di un fenomeno così complesso. Si tratta dunque di un libro aperto da completare nelle possibili linee di azione a cura del lettore intelligente. L’unico limite che il libro pone al lettore è quello di non potersi comunque rifugiare nel rimpianto di ciò che è stato o nel rammarico per le difficoltà della situazione attuale. L’unica via che rimane aperta è quella di immaginare ciò che può essere, disegnando possibili future città da abitare.

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Recensioni: 4/5

La pubblicazione, curata dall’Associazione Culturale Laboratorio del Reale - con contributi autorevoli di Silvia Costa, Laura Petitta, Antonio Spadaro - propone una lettura inusuale della condizione di provvisorietà che definisce il precariato contemporaneo. Le nuove caratteristiche del lavoro e delle conseguenti limitazioni di vita ormai prevalenti, rappresentano un enigma di difficile soluzione se affrontate con i paradigmi tradizionali. La necessità di una differente ripartenza, di un punto di vista innovativo e prospettico è ormai evidente. Il Laboratorio del Reale affronta l’argomento senza pregiudizi e senza residui ideologici nel tentativo di fare i conti con una realtà altrimenti indecifrabile. I giovani autori esplorano il paradosso contenuto nella condizione precaria a partire dalla riflessione sull’ esperienza personale – dopo aver sormontando incertezze e insicurezze, e aver cercato e trovato sbocchi alla loro instabilità professionale – e da un serrato confronto con i fattori nodali che intersecano questa provante situazione sociale. Le risorse per il superamento della precarietà sono cercate nei luoghi primari di formazione, nei contesti strategici per la progettazione della società futura. Si sono interrogati sul ruolo che si trovano a svolgere la scuola e l’università oggi, per gli insegnanti, i docenti, gli studenti. Si sono chiesti se essi siano irrimediabilmente solo luoghi di assoluta precarietà, periferie emarginanti del mondo moderno. Oppure se sia lecito pensare a un diverso compito che un buon sistema educativo e formativo possa svolgere rispetto alle famiglie, alle istituzioni, alla società, nell’interazione di soggetti generazionali sempre diversi. Dal punto di vista psicologico e antropologico sono esplorate le capacità di “efficacia personale” e di “progettualità collettiva” che diano esito effettivo all’impegno a non arrendersi e a ricominciare sempre di nuovo, e a sviluppare una consistente creatività professionale coniugata con gli interessi sociali. Si sono considerati gli effetti del precariato nei confronti dei contemporanei “riti di passaggio e d’iniziazione” adulta e la riconsiderazione dell’idea liberante del lavoro, come atto creativo, contributo alla costruzione di una nuova identità sociale e all’integrazione a pieno titolo dei giovani nella vita collettiva. Dal versante dei programmi istituzionali e degli interventi politici nazionali ed europei, è presa in considerazione la promozione dell'imprenditorialità e dell’autoimprenditorialità, quali priorità da attuare attraverso lo scambio di buone pratiche, lo sviluppo di una nuova "mentalità per il lavoro", la formazione di abilità corrispondenti, il sostegno di precisi interventi economici. La formazione all'imprenditorialità, comprende un mix di elementi trasversali quali gli incentivi alla creatività, l’internazionalità, la capacità del lavoro di squadra, di risolvere problemi e di sapersi confrontare con il rischio. L’orizzonte europeo è stato scandagliato attraverso i processi delle trasformazioni istituzionali in atto. In definitiva, il quadro generale che emerge dal libro, è sorprendentemente fiducioso e aperto al futuro. Nel precariato è ravveduta una riserva di speranza, “un filo che sostiene”, che sorge proprio all’interno della condizione provvisoria. Il percorso affrontato mostra, quindi, come – nelle intelligenze dei singoli e nella storia delle nostre comunità – rimangano da illuminare spazi importanti di creatività e di responsabilità da assumere per il domani, col vigore e lo slancio giovanili. L’Associazione Culturale Laboratorio del Reale è nata per iniziativa di studenti universitari, nella Sapienza Università di Roma nel luglio 2009. Vincenzo D’Adamo

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