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Questo saggio è il primo di tre studi che cercano di focalizzare la religione in generale non tanto nei suoi contenuti e nelle differenti modalità storiche in cui essi sono stati espressi, quanto nei suoi specifici aspetti 'funzionali'. Non si tratta dunque di un approccio diretto di tipo antropologico, sociologico o teologico, bensì di un tentativo di accostare il problema a partire da una fenomenologia del senso in generale di cui la religione non evidenzierebbe che uno degli aspetti caratterizzanti. Emiliano Bazzanella fa affiorare così una serie di paradossi strutturali: la fede, ad esempio, non appare di esclusiva pertinenza della religione, ma diviene uno dei momenti nodali di ogni dispositivo di senso; inoltre, con una certa sorpresa, scopriamo che la scienza dal punto di vista della struttura del senso non appare così distante come ci aspetteremmo da una configurazione del sapere di tipo religioso, smascherando in tal modo tutta una serie di contrapposizioni pregiudiziali e per taluni aspetti infondate. Attraverso l'assunzione del paradigma 'immunitario' introdotto dall'ultimo Foucault e da Sloterdijk, ma già presente nella filosofia politica classica di Hobbes e Rousseau, si evince una decisa estensione della categoria della 'religione' in quanto meccanismo immunologico ed autoimmunologico di una comunità nei suoi rapporti sovente destabilizzanti con l'Altro. Emiliano Bazzanella arriva così, attraverso passaggi teoretici talora molto fitti, a definire il sistema tardocapitalistico come 'religione delle religioni', cioè come un sistema di senso che si immunizza nei confronti della realtà attraverso la produzione 'indifferente' di molteplici religioni e fedi: è proprio da tale assunto che riusciamo a comprendere meglio certe fascinazioni quasi fideistiche della contemporaneità, dall'infatuazione per gli -ismi e i fondamentalismi, al diffondersi delle sette religiose e delle ossessioni per la forma fisica, la salute, l'efficienza.
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