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Scappati dalla povertà e dalle guerre, sono arrivati in Italia e fatto i lavori più umili, ma continuano ad avere fiducia e investire nel nostro Belpaese. Tanto che, in piena crisi, mentre gli italiani chiudono le imprese, loro le aprono. Sono gli immigrati imprenditori raccontati in “Quasi italiani”, il bel libro di Romano Benini, giornalista e docente di politiche del lavoro alla Sapienza di Roma. Una carrellata di esperienze straordinarie, raccolte in tutt’Italia nelle sedi territoriali della Cna, “per capire – scrive l’autore – dov’è la forza di queste persone nel fare impresa nonostante la crisi”. Più di venti le storie fatte di coraggio, forza di volontà e soprattutto passione, trasmessa degli stessi imprenditori immigrati attraverso brevi monologhi in prima persona. Ognuno racconta il suo viaggio, iniziato nei luoghi più disparati del mondo e conclusosi per tutti in Italia. Consapevoli di essere stati più fortunati dei loro connazionali, sono l’emblema, più o meno inconsapevole, di come l’integrazione si realizzi prima di tutto attraverso il lavoro. Un percorso ad ostacoli, una sfida che ha portato molti di loro a diventare, da dipendenti, lavoratori autonomi, passando attraverso un’altra lingua, un’altra cultura, le inevitabili diffidenze e soprattutto il “nemico” più grande per chi vuole intraprendere un’attività, italiano o straniero che sia: la burocrazia. “Le storie che abbiamo selezionato e raccontato sono solo una piccola parte di quello che quotidianamente vivono le organizzazioni delle piccole imprese, che nelle migliaia di sedi sul territorio italiano offrono ascolto, servizi e consulenza a queste persone che sono insieme nuovi italiani e nuovi imprenditori – scrive nella prefazione Sergio Silvestrini, segretario generale della CNA –. Dobbiamo avere cura della passione, della forza di questi imprenditori immigrati in Italia: se riusciremo a uscire dalla crisi e a evitare il declino, dipenderà anche da loro”. Ed è proprio la parola passione, quasi una lezione di vita, quella che viene in mente leggendo le 23 storie. Passione per un lavoro che spesso coincide con quello artigianale, manuale. Un lavoro che è scoperta e recupero della tradizione italiana, sempre più spesso trascurata dai giovani e preservata dagli immigrati. “Gli imprenditori immigrati sembrano credere nel sogno italiano più di noi italiani – scrive Silvestrini –. E’ la fiducia il motore più potente, quello che porta più lontano”. E che fa sì che per degli immigrati il lavoro sia integrazione ma anche realizzazione personale, perché come spiega benissimo Mohammed, marocchino maestro del gesso, “la scelta di un mestiere è un po’ come quella di un abito: ti sta bene se è su misura, se ti fa stare meglio”. Chiude il libro la postfazione “Noi come loro. Loro come noi”, di Fosco Corradini, che ripercorre la storia dell’emigrazione italiana.
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