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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2012
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C’è sicuramente un aspetto autobiografico nel racconto poiché l’autore stesso è stato profugo a Napoli, dal 1948 al 1952, prima di partire per gli Stati Uniti. Egli, ungherese di nascita, ha sperimentato quella perdita di identità che è caratteristica di chi viene sradicato dalla propria terra e la trasmette magistralmente in questo libro. La lettura è piacevole, soprattutto la prima parte in cui vengono descritte le nostre vite, le nostre realtà quotidiane. La seconda parte offre una lettura un po’ più impegnativa e, talvolta, le vicende sono più oscure e di più complessa interpretazione. Buono.
Un libro molto interessante, scritto durante i mesi di soggiorno a Napoli di Sandor Marai. Questo autore, per me rivelazione e conosciuto purtroppo da poco, non delude mai, anche se con Il sangue di san Gennaro siamo un po' lontani da quello che, per me, è il suo capolavoro assoluto: Le braci. Ad ogni modo, si tratta di una lettura molto piacevole ed interessante, contraddistinta dal suo stile unico e poetico. Consigliato, decisamente.
Delicato e struggente. Di fascino e bellezza, a parere di chi scrive, più che superiore all'acclamato "Le Braci" (stesso editore). Le descrizioni su Napoli ed i suoi abitanti sono autentiche pennellate di realismo lirico. I contenuti della storia - la disperata ricerca da parte di un esule della propria identità che poi non è mai tanto diversa da quella di tutti gli altri abitanti del mondo - trasportano e coinvolgono il lettore in un ventaglio di considerazioni intimamente profonde; e facilmente condivisibili. La scrittura s'impone in una meravigliosa cascata di parole che pur nella sofisticatezza del linguaggio resta sempre di facile fruizione. Un grande, strepitoso Márai
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