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Anno edizione: 1992
Anno edizione: 2019
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Questo libro pone, con una durezza che la brevità rende flagrante, la domanda essenziale, quella che non può essere evitata da chiunque affronti la Scrittura con l’intenzione di prendere sul serio, di accettarla nella sua interezza e nella sua letteralità. La domanda riguarda le promesse chiare di Dio, di cui il testo biblico gronda. Sono promesse di felicità, di ricchezza, di pienezza di vita, di pronta giustizia. Che ne è stato di quelle promesse? Sulla risposta non ci possono essere dubbi: non sono state mantenute. La Bibbia – questo «testo poco comprensibile, che suscita orrore in chi tenta di leggerlo» – racconta una sequela di «vicende fallimentari» non solo «per gli uomini», ma «anzitutto per Dio». Un Dio sconfitto, un Dio senza onnipotenza, ma di cui siamo condannati a parlare, se non altro «perché non è facile nemmeno non parlarne più»; e in questo parlare della sconfitta di Dio, in questo farla entrare «nelle nostre equazioni», chi crede e chi non crede possono incontrarsi. Questo piccolo libro violento è destinato a turbare la tranquillità di coloro per cui fede e non fede sono modi diversi di archiviare il problema.
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Quinzio è un cattolico scomodo, ma la sua fede è autentica, la senti vibrare nelle sue parole con una inquietudine coinvolgente, la sua disperazione rischia di contagiare più di tanti discorsi edificanti e, forse, se nelle chiese si sentissero voci come la sua, la crisi di fedeli sarebbe meno acuta. Quinzio ha il coraggio di confrontarsi a viso aperto con il nichilismo, con la crisi dei valori dell'uomo contemporaneo, assumendola integralmente in una visione tragica del cristianesimo lontana dai toni trionfali delle gerarchie ecclesiastiche. Personalmente avverto il fascino delle argomentazioni di Quinzio ma, non aderendo, da non credente, alla tradizione biblica come orizzonte della parola di Dio e della salvezza dell'uomo, non condivido il giudizio tragico sul nichilismo, di cui, invece, secondo me, può essere fatta anche una lettura positiva, come un'occasione che è data all'uomo contemporaneo di liberarsi dalla gabbia di un'unica verità, di un'unica fede e di un unico sistema di valori. Non è un libro profetico sul tramonto del cristianesimo, ma una lucida analisi sulle ragioni della sua lenta e agonizzante caduta avviata, seppur in forma embrionale, molto prima di quanto si possa immaginare. Ne consiglio la lettura solo a chi vivamente interessato alla religione o a chi non sa ancora in cosa consiste essere spiritualmente impegnati.
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