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Gli spettri di Marx. Stato del debito, lavoro del lutto e nuova Internazionale - Jacques Derrida - copertina
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Gli spettri di Marx. Stato del debito, lavoro del lutto e nuova Internazionale
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Gli spettri di Marx. Stato del debito, lavoro del lutto e nuova Internazionale - Jacques Derrida - copertina
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Descrizione


Spettri di Marx incomincia con la critica di un nuovo dogmatismo, di un'intolleranza: "Lo sanno tutti, sappiatelo bene, il marxismo è morto, e Marx con lui, non c'è più motivo di dubitarne". Un "ordine del mondo" tenta di stabilizzare un'egemonia fragile grazie all'evidenza di un "atto di morte". Il discorso maniacale che prende il sopravvento ha la forma giubilatoria e oscena che Freud attribuisce alla fase trionfante nel nuovo lutto. (Refrain: "il cadavere si decompone in un posto sicuro, che non ritorni più, viva il capitale, viva il mercato, sopravviva il liberalismo economico!"). Esorcismo e scongiura. Una degenerazione tenta di neutralizzare la necessità spettrale, ma anche l'avvenire di "uno" "spirito" del marxismo. "Uno" "spirito": l'ipotesi di questo saggio è che ce n'è più d'uno. La responsabilità finita dell'erede è votata alla scelta. Riafferma un possibile, e non un altro. Ma un simile discernimento critico come si apporta all'esigenza ipercritica - o piuttosto decostruttiva - della responsabilità?

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Dettagli

1996
1 febbraio 1996
246 p.
9788870782967

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Jacques Derrida

(El-Biar, Algeria, 1930 - Parigi 2004) filosofo e saggista francese. Docente dal 1965 di storia della filosofia all’École normale supérieure di Parigi, è stato dal 1984 direttore di studi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi. Ha insegnato in molte università americane, tra cui Yale. Al 1967 risalgono le prime opere importanti, caratterizzate da uno stile metaforico e spesso oscuro, molto diverso da quello della tradizione filosofica francese: La voce e il fenomeno (La voix et le phénomène, 1967); Della grammatologia (De la grammatologie, 1967); La scrittura e la differenza (L’écriture et la différence, 1967). D. riprendendo in modo personale la nozione di differenza ontologica di M. Heidegger (l’irriducibilità dell’essere agli enti o alla loro somma), ha sostenuto che...

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