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Stagione di esistere - Anna Risi - copertina
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Stagione di esistere - Anna Risi - copertina

Descrizione


"Esplorò la sua anima con un telescopio. E tutto quanto vi appariva irregolare egli dimostrò essere splendore di costellazioni. E aggiunse mondi e mondi nascosti alla coscienza" (Samuel Taylor Coleridge).
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Dettagli

2018
10 gennaio 2018
228 p., Brossura
9788892338364

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Non avevo mai letto niente di Anna Maria Risi se non dei brevi post pubblicati su fb. E' stata una sorpresa immergermi nella narrazione ritrovando, pagina dopo pagina, un intero universo declinato alla scoperta dell'amore, perché Stagione di esistere è, in primo luogo, un romanzo d'amore. Amore alto, sofferto, travolgente che coinvolge la carne e l'anima, i paesaggi, le città, gli stati e gli uomini e le donne che vi abitano. E' amore immanente e trascendente, nel quale la dimensione spirituale e quella materiale, sono indagati a viso aperto. L’Autrice non ha paura di scavare nel profondo né teme di rivelare al lettore le forze centripete e centrifughe che interagiscono nell’animo umano. Con certosina pazienza ne disegna gli effetti: ora per segnare il distacco, la rinuncia; ora per comprendere come l'una e l'altra sono lacerante conflitto. Ma anche incessante ricerca dell'Io che nella purezza dell'amore ritrova, unisce e sana le sue tante sfaccettature, la contraddizione insita nei sentimenti, nel vivere. La storia è quella tra Ever, uomo che veste la tonaca, consacrato al sacerdozio ed Evelina, giovane donna travolta da terribili vicissitudini familiari e personali. Due umanità scampate alla morte e rinate alla vita che s'incontrano e si riconoscono, sublimando nella passione di una notte i sentimenti presenti nei loro cuori e, al contempo, l'impossibilità di essere - dinanzi al mondo - semplicemente un uomo e una donna vogliosi di vivere insieme. E da quell'unica notte, per entrambi atto supremo del loro rinascere, tra lo stordente profumo del glicine in fiore, il seme di una nuova vita prenderà forma e segnerà per sempre un legame (se pur nella rinuncia) indistruttibile, materializzato dalla nascita di pelle d'ambra, Helena. E’ arduo il registro narrativo scelto dall’Autrice, tutto giocato sul filo dei sentimenti, un crinale complesso, da cui è possibile scivolare, se non attentamente governato, nel melenso e nello scontato. Rischio da cui Anna Risi è esente perché il suo narrare l’amore contempla qualcosa che va oltre la chimica individuale. L’uomo/prete Ever è un pescatore di anime molto particolare: sia in Colombia sia in Italia, la sua missione è quella “teologica della strada, tra le vite ultime”. Lucida è l’analisi della condizione umana in quel mondo latino-americano soggiogato da sfruttamento, povertà, narcotraffico, “turbato – come scrive l’Autrice – dalla penuria dell’essenziale, disturbato dall’incessante rumore delle armi”, dove la vita non conta nulla. Bogotá, la città della sua missione, è “un ginepraio di casi umani, di gente da nascondere, da proteggere alla vita”. Come? Ecco, allora, dipanarsi all’occhio del lettore uno straordinario disegno: spirituale, in piena sintonia col dettato evangelico e, al contempo etico, di riscatto morale e umano. Ed è nel valore dell’amore, di un amore capace di amare il lato oscuro degli uomini, senza erigersi a giudice di nessuno, perché laddove “l’assurdo e l’impossibile coesistono in una delle forme più alte di perdono” sta ciò che riabilita alla vita chi una vita non l’ha più. Amore quindi, capace di unire il proprio vissuto alla vita che ci circonda, micro e macro cosmo in un tutt’uno inscindibile, inseparabile: questo l’amore di Ever verso il suo Dio, questo l’amore di Ever verso i suoi simili, questo il senso, l’amore sbocciato tra un uomo e una donna. Questo, e solo questo il grande dono/miracolo in cui è possibile rinascere alla vita, a quella vita spesso tragedia che si annida anche dove non c’è, perché le radici attecchiscano e si riproducono là dove hanno ragione di esistere. L’autrice, in padre Ever, opera una netta scelta di campo, fa suo il grande alfabeto della Teologia della Liberazione, quella predicazione di Oscar Romero e di tanti confratelli che, sfidando a viso aperto l’ingiustizia e la sopraffazione, hanno messo a repentaglio persino la vita. Così e per Ever, vittima di un infame agguato, per settimane in bilico tra la vita e la morte. Poi il miracolo: il cielo si riannoda e la rinascita avviene dall’altra parte del mondo, in quel sud italiano, in una zona anch’essa da teologia della strada. Ed è un miracolo doppio, perché è qui che la prostituta Evelina, raccolta morente tra gli sterpi, grazie all’uomo venuto dall’altra parte del mondo, rinasce alla vita, ritrovando la dignità e la speranza spezzata da un’esistenza violata da brutture familiari e da mercimonio sul litorale Domitio, tanto da riprendere tra le sue mani un’idea di futuro da costruire. Un futuro mosso da un presente fatto di cure, attenzioni, sguardi in cui ritrova la sua essenza di donna, di scrittrice e, in seguito, di madre. Termino dicendo bella la parte finale del romanzo che vede protagonista pelle d’ambra, il frutto di un amore cosiddetto proibito che, grazie all’amore, a quel percorrere la direzione del cuore, trova il suo pieno riscatto. Due righe, infine, voglio dedicarle all’Autrice: ho già detto del suo registro narrativo tutto giocato sull’arduo e poetico crinale dei sentimenti, plaudendo della scrittura estremamente controllata, priva di cadute stilistiche. Mi sarebbe, però, piaciuto di più un racconto maggiormente dialogato, non lasciando solo alla descrizione in terza persona lo svolgimento dell’intera vicenda.

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