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La terza mela. La scienza va a teatro - Maria Rosa Menzio - copertina
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Descrizione


La "terza mela" è la terza cultura, ossia l'insieme dei punti di contatto fra scienza e umanesimo, comprensivo di letteratura e arti figurative. La scienza entra nel romanzo, senza quella divisione fra le due culture che fu al centro di un aspro dibattito alla fine degli anni Cinquanta. Da "Alice nel paese delle meraviglie" alle stranezze dell'operatore somma, dalla possibilità di trattare ogni scoperta scientifica con le stesse categorie che si usano per le fiabe alla visione di ogni romanzo in una prospettiva frattale, fino a osservare come la metafora entri nelle dimostrazioni scientifiche molto più profondamente di quanto appaia. E un perfetto esempio di terza cultura è la scoperta delle onde gravitazionali che ci arrivano da spazi e tempi lontanissimi e che mettono un punto fermo alla scienza di oggi, allacciandosi a quella che Keplero, e prima ancora i Pitagorici, chiamavano la musica dell'Universo.
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Dettagli

2019
15 febbraio 2019
X-166 p.
9788820388379

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

ho comprato questo libro al Salone e mi si sono aperte diverse strade mai percorse. Vedere i punti di contatto fra letteratura e scienza, filosofia e pittura, è un mondo che ti si apre ed è scritto come un bel romanzo

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Recensioni: 5/5

La copertina è abbastanza accattivante, c’è una bella mela, simbolo della conoscenza, con una maschera, simbolo del teatro. D’altra parte il sottotitolo è “La scienza va a teatro”, da una parte un riferimento al contenuto del libro, dall’altra un omaggio all’autrice, da anni Direttrice Artistica del Festival “Teatro e Scienza”, come si dice nella quarta. Ma cominciamo dal titolo, “La terza mela”: se parliamo di conoscenza e tiriamo in ballo la scienza, dovremmo pensare che la prima mela sia la cultura umanistica, la seconda quella scientifica e la terza un insieme delle due. La quarta di copertina ci dice che è proprio così. Quali sono a questo punto gli spazi e i luoghi, metaforicamente parlando, dove Menzio ha trovato i punti di contatto tra le due culture? La risposta è sorprendente! Non c’è un solo campo del sapere che non ne abbia innumerevoli esempi. Parlerò di quella che l’autrice chiama “la strana coppia” ovvero il grande fisico Wolfgang Pauli, da una parte, e uno dei padri della psicanalisi, ovvero Carl Gustav Jung, dall’altra. Il volume “Psiche e Natura” è stato scritto da Pauli ma vi sono numerose parti prese dai saggi di Jung e dalla corrispondenza che i due tennero per lungo tempo; i riferimenti che sono portati all’attenzione del lettore scambiano i ruoli tra i due scienziati in un sottile gioco (psicologico?) nel quale l’evidenza scientifica, quella di cui si “nutriva” Pauli, non basta più, occorre un’integrazione della scienza con lo spirito e con la mente. Pauli sembra trovare tutto questo proprio nell’approccio di Jung, ad esempio quando effettua un parallelismo tra frequenza dello spettro (visibile/invisibile) e grado di spiritualizzazione, in cui la dinamica degli istinti è collocata nell’infrarosso mentre l’immagine istintiva, spirituale, è collocata nell’ultravioletto. Il capitolo in cui si parla di tutto questo è il più lungo del libro

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