Uccidete il Camaleonte. Una nuova indagine del commissario Vivacqua

MARIA TERESA LEZZI FIORENTINO UCCIDETE IL CAMALEONTE è il terzo libro di De Filippis in cui compare la nuova figura di commissario alla quale ha dato vita, ormai diventata familiare ai tanti lettori che hanno imparato ad apprezzarla: Salvatore Vivacqua. Siciliano trapiantato a Torino, è un burbero dall’istinto infallibile che sulla scena predomina con la simpatia del buon padre di famiglia perennemente impegnato nel proprio lavoro. Come sempre si avvale dei suoi collaboratori storici: il goffo “giraffone” Santandrea e l’atletico Migliorino. Il Camaleonte è il killer che lascia in dono alle sue vittime un anello nuziale per un matrimonio che sarà solo una cerimonia funebre. Fino all’ultimo i colpi di scena non finiscono di stupire e la verità non è mai dietro l’angolo. Infatti, anche quando sembra essere afferrata, le sorprese sono a scapito delle vite umane sacrificate. Il panorama letterario è così ricco e variegato che diventa impossibile conoscere e leggere tutto ciò che viene pubblicato. A volte alcune opere sfuggono, per motivi diversi, all’attenzione, ma basta il passaparola o un dono interessante per ritrovarti a leggere i primi tre libri di un autore di cui non hai mai sentito parlare. E il suggerimento di leggerli nel giusto ordine va ascoltato, lo scopri ben presto da te. È proprio quello che è accaduto con Carlo De Filippis e con il suo Totò, una vera scoperta! Si fa presto ad affezionarsi a questo nuovo commissario, a seguirlo come aiutanti detective e a ricercare quelle molliche del caso che qualcuno, come Pollicino, ha lasciato, ma questa volta a propria insaputa. Leggere in successione i tre libri consente di coglierne l’evoluzione. Il primo, LE MOLLICHE DEL COMMISSARIO, è ancora un frutto acerbo ma fecondo di promesse, come un bianco e nero pronto a colorarsi di mille sfumature. Simenon con il suo “I fantasmi del cappellaio”, si affaccia come motivo ispiratore. Nel secondo, IL PARADOSSO DI NAPOLEONE, il salto di qualità è tangibile: la caratterizzazione dei personaggi, la descrizione degli ambienti, la trama, i dialoghi, riescono ad intrattenere con la piacevolezza della narrazione facendo trattenere il fiato fino alla fine. E non c’è nulla di scontato. Il coinvolgimento del lettore è completo, pensa di seguire con attenzione i passi del commissario e di anticiparne le mosse, ma lui è sempre un passo avanti e quell’indizio che ha individuato sarà presto sostituito da un nuovo colpo di scena. “Ma come, non era lui il colpevole?” gli vien da dire. Lo scrittore abilmente ci presenta una soluzione diversa, intrigante, che non può non farci plaudire e gioire di fronte a tanto estro creativo. Come Napoleone dobbiamo cercare l’imponderabile, quello che farà calare il sipario. È certo che le “molliche” il commissario sa raccoglierle con maestria e il suo metodo si rivela ancora una volta quello atto a risolvere il caso. Simpatia, humour, semplicità, un personaggio da amare. Gli auguriamo lunga vita e mille nuove storie!