Umberto Veronesi, anche in questo libro, si riconferma un grande medico, sensibile alle problematiche dell'essere umano e in particolare dell'uomo malato. Molto esaurientemente tratta il tema dell'eutanasia e del testamento biologico, in Italia chiamato DAT (Dichiarazione Anticipata di Trattamento). Sempre con la sua chiarezza e delicatezza emerge l'ipocrisia del nostro stato ad aggirare le problematiche da affrontare per i diritti del cittadino, proponendo una legge che obbliga all'alimentazione e idratazione forzata. Proprio perchè i casi come quello di Welby ed Eluana Englaro hanno scosso il paese e sollevato la problematica della qualità della vita quando vita non è più, in questo libro si affronta il tema dell'autodeterminazione dell'individuo per mettere dei limiti alla medicina che spingendosi sempre più avanti obbliga, a volte, il malato a una condizione di sofferenza innaturale. Molto chiaro, delicato ma determinato ad affermare il diritto di decidere della propria vita, della propria sofferenza e della propria dignità, Veronesi offre un libro adatto a tutti quelli che vogliono riflettere su questi temi. Lui si chiede e ci chiede: " Se con grande naturalezza, quando siamo nel pieno delle nostre facoltà mentali, andiamo dal notaio per decidere come destinare i nostri beni, perchè non possiamo farlo per quanto riguarda il futuro della nostra salute??"
Il diritto di non soffrire. Cure palliative, testamento biologico, eutanasia
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La labilità dei confini tra le cure di fine vita ("lasciar morire"), il suicidio assistito ("aiutare a morire") e l'eutanasia ("provocare il morire") non ha permesso finora di affrontare in modo adeguato l'enorme e delicatissimo problema - irto di implicazioni etiche, giuridiche, umane e perfino religiose - di come rispondere a quei pazienti che, affetti da una malattia inguaribile e irreversibile, invocano il "permesso" di morire, o meglio di interrompere una vita "torturata e non più voluta". Umberto Veronesi tratta temi di bruciante attualità, come l'eutanasia e il testamento biologico, presentando le diverse forme di "buona morte" attraverso il racconto di storie eloquenti e strazianti di malati terminali (alcuni molto noti, come Terri Schiavo, Giovanni Nuvoli, Piergiorgio Welby, Eluana Englaro) a cui è stato a lungo negato l'aiuto che avrebbe consentito di risparmiare loro atroci sofferenze. Tali argomenti vengono analizzati alla luce delle differenti posizioni assunte dai vari paesi del mondo, sia i molti in cui l'eutanasia non è permessa sia i pochi (Olanda, Belgio e Lussemburgo) in cui è stata di fatto depenalizzata, pur rimanendo un atto praticabile unicamente da personale medico e a condizione che si tratti di una richiesta motivata, reiterata e consapevole, ovvero dotata di tutti i requisiti che ne attestino la "legalità".
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Autore:
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Anno edizione:2012
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Paola Barsotti 20 aprile 2012
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