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Un mondo sinistro
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Un mondo sinistro - Vladimir Nabokov - copertina
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mondo sinistro

Descrizione



Non si era mai concesso il lusso di soffermarsi sulla ricerca della Vera Essenza, dell’Uno, dell’Assoluto, del Diamante appeso all’albero di Natale del Cosmo. Aveva sempre avvertito il lieve ridicolo di una mente finita che scruta l’iridescenza dell’invisibile attraverso le sbarre della prigione dei numeri primi.

Nabokov amava scrivere introduzioni ai propri libri. Sia che si trattasse di prime edizioni che di successive, Nabokov amava più di ogni altra cosa parlare dei propri libri e soffermarsi sui simboli, i giochi di specchi e i continui richiami che legano le opere una all’altra. Questo amore per l’autoesegesi, che si accompagna a una buona dose di ironia, probabilmente va di pari passo con il suo odio verso le interviste. Nabokov non sopportava che anche solo una virgola venisse pubblicata senza il suo consenso. “Sono sempre stato un pessimo parlatore. Il mio lessico alberga nelle profondità dello spirito e ha bisogno della carta per emergere faticosamente nella sfera fisica. Per me l’eloquenza spontanea è un miracolo. Ho riscritto – spesso parecchie volte – ogni singola parola che ho pubblicato. Le mie matite durano più a lungo della loro gomma”, affermava in un’intervista del 1962. Per questo motivo, forse, preferiva chiosare i suoi libri, fornire al lettore percorsi già tracciati attraverso la sua opera. Ma senza prendersi mai troppo sul serio: ovunque, nell’opera di Nabokov, realtà e finzione si mescolano e si confondono. Le introduzioni di Nabokov sono, quindi, ottimi punti di partenza per addentrarsi nella selva simbolica dei suoi romanzi e collocare la scrittura all’interno di alcuni principali periodi della sua vita.
Un mondo sinistro è il primo romanzo di Nabokov scritto interamente in America in un periodo che l’autore stesso definisce nell’introduzione “sereno e vigoroso”. Il nucleo iniziale del romanzo è rintracciabile nella satira politica Solus Rex composta in russo a Parigi tra il 1939 e il 1940 e rimasta incompiuta. In Solus Rex Nabokov affronta un tema che poi svilupperà successivamente in varie forme in Invito a una decapitazione (1938), La vera vita di Sebastian Knight (1941), Un mondo sinistro e infine in Fuoco pallido (1962).
Un mondo sinistro arriva in Italia nel 1967 per Rizzoli nella traduzione di Bruno Oddera con il titolo I bastardi, ma era stato pubblicato in America esattamente venti anni prima, nel 1947. I temi affrontati nel romanzo, ambientato in un paese dittatoriale di fantasia collocabile in Europa orientale, sono facilmente riconducibili al clima storico dell’epoca, alle follie dei totalitarismi novecenteschi.
Nel paese di Padukgrad è salito al potere il Partito dell'Uomo Comune, che ha instaurato un regime poliziesco dittatoriale fondato su un'ideologia che celebra l’ignoranza e la mediocrità dell’"uomo di massa", le cui azioni sono concentrate interamente sugli istinti più bassi . A capo del partito c’è Paduk, detto il “Rospo”, un vecchio compagno di scuola di Adam Krug, il protagonista, con il quale in passato si era già scontrato molte volte. Alla vigilia della ascesa di Paduk al potere, Adam Krug, stimato professore di filosofia, perde la giovane e amata moglie Olga. Concentrato nel suo dolore e nel tentativo di attutire la sofferenza del figlioletto di otto anni, Krug non è interessato a farsi portavoce del nuovo regime, a differenza dei suoi colleghi che alla prima occasione sono saliti sulla nave del vincitore. Inizialmente Krug ne sottovaluta perfino il reale potere di minaccia. Per quanto il dittatore cerchi il suo appoggio, egli oppone un rifiuto sprezzante e deciso in nome della libertà di coscienza. Per questo sarà organizzata contro di lui una feroce rappresaglia. Per cercare di spezzare la sua resistenza, gli organi di sicurezza iniziano ad arrestare amici e parenti di Krug, fino ad arrivare a lui e al figlio. E quando Krug capitolerà sarà ormai troppo tardi.
Apparso due anni prima di 1984 di Orwell - che Nabokov peraltro definisce nell’introduzione “mediocre scrittore inglese”; famose sono le sue sparate verso scrittori, artisti, politici, sociologi; ne potete avere un’idea leggendo Intransigenze (nel quale troverete anche l'intervista sopra citata) -, Un mondo sinistro fa parte della più o meno fortunata schiera di romanzi distopici fioriti dopo Il mondo nuovo di Huxley. È senza dubbio uno dei romanzi più politici di Nabokov, dove appare centrale la critica della follia dei totalitarismi portata alle estreme conseguenze. A Padukgrad l’identità individuale è stata cancellata; la libertà di azione e di pensiero è stata soppressa in favore di un pensiero unico che renda la massa degli uomini stupida e inoffensiva. Il processo è stato favorito anche dall’adesione e dall’appoggio di intellettuali e accademici disonesti.
Scritto in una lingua ibrida (un miscuglio di germanico e slavo a cui si aggiungono idiomi inesistenti), abbondante di distorsioni linguistiche e stilistiche, di giochi di parole, neologismi, parodie di temi e cliché narrativi – la riscrittura dell’Amleto è un pezzo davvero geniale -, Un mondo sinistro è un romanzo inquietante, uno specchio deformante che ci restituisce l’immagine di una società a tratti troppo simile alla nostra.
Ma c’è molto, molto di più, e chi cerca analogie con 1984 potrebbe restare deluso. La politica interessa Nabokov sempre di riflesso, mai direttamente. Affermava ancora nell’intervista sopra citata: “Non c’è nulla che mi annoi quanto i romanzi politici e la letteratura a sfondo sociale”. E come scrive egli stesso nell’introduzione a questo romanzo, il tema principale del romanzo è “il palpitare del cuore colmo d’amore di Krug, la tortura a cui è soggetta una tenerezza profonda – ed è in virtù delle pagine su David e suo padre che il libro è stato scritto e dovrebbe essere letto”. Non c’è dubbio, quindi, che mentre la storia va avanti l’interesse politico si riveli solo un pretesto che scompare totalmente per lasciare il posto a ben più profonde riflessioni e intenzioni.
Nel finale, dove Nabokov raggiunge vette di tragicità e lirismo davvero toccanti, Krug fa esperienza della questione filosofica fondamentale, quella su cui aveva sempre rifiutato di interrogarsi: l’Assoluto, il mistero della vita, della morte e dell’aldilà. Realtà e finzione mescolano di nuovo le carte. La coscienza si sgretola. Dopo essersi nascosto qua e là, pagina dopo pagina, Nabokov - “la mente che sta dietro lo specchio” - scende in aiuto del suo personaggio, regalandogli una subitanea pazzia per risparmiarlo dallo strazio insensato del suo logico destino. La finzione viene infranta da una grande falena che sbatte sulla zanzariera: è l’anima rosea di Olga che bisbiglia ronzando nell’oscurità fuori dalla finestra illuminata. Lo stato totalitario diventa una metafora estrema e fantastica della prigionia della mente. Nel momento in cui percepisce la nuda realtà delle cose, Krug comprende che la sua intera vita è frutto delle fantasie di uno scrittore. Capisce finalmente di essere in buone mani e che non vi è nessun motivo di avere paura. Come la finzione romanzesca, vita e morte sono solo una questione di stile.
E sui simboli e i collegamenti meta-testuali non ci soffermiamo. Basti sapere che, anche qui, ci sono nomi parlanti, farfalle, scacchi, ninfe, cacciatori e tutto l’universo privato di Nabokov. Per chiudere con le sue parole: “Alla maggior parte dei lettori non importerà essersi persi tutto ciò; i sostenitori verranno alla mia festicciola con i propri simboli, i propri festoni, le proprie radioline tascabili; gli ironisti sottolineeranno la catastrofica fatuità dei chiarimenti forniti in questa prefazione e mi consiglieranno di ricorrere in futuro alle note a piè pagina (che a un certo tipo di mentalità appaiono sempre comiche). Ma alla fine, la sola cosa che conta è la soddisfazione personale dell’autore”.

A cura di Wuz.it
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Dettagli

2013
16 ottobre 2013
259 p., Brossura
Bend sinister
9788845928222

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

Fittizio lo Stato in cui vive il protagonista Krug, immaginario il Dittatore Paduk che lo governa, ma veri i sentimenti e le angosce che suscita il romanzo grazie ad una capace e talentuosa scrittura dell'autore. La prima parte del libro è preparatoria, presenta i personaggi, li descrive e li dispone sulla scacchiera ma è nella seconda parte che il romanzo riserva le sue rappresentazioni più fosche, drammatiche e laceranti, le pedine vengono mosse in modo tale che ognuno rappresenti esattamente la sua parte ricomprendo il ruolo universale e atemporale del carnefice e della vittima. Una condanna alla Dittatura e ai regimi assolutisti che prescinde dal tempo. JUNIO

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Vladimir Nabokov

1899, Pietroburgo

Vladimir Vladimirovic Nabokov nacque da una famiglia della vecchia nobiltà russa che, dopo la rivoluzione del 1917, emigrò in Occidente. Completati gli studi a Cambridge, visse in Inghilterra, Francia e Germania, acquistando, con i suoi primi scritti in russo, sotto lo pseudonimo di «Sirin», vasta notorietà nell’ambiente dei suoi compatrioti emigrati. Nel 1940 si trasferì negli Stati Uniti, dei quali cinque anni dopo prese la cittadinanza. Da allora scrisse in inglese e tradusse in questa lingua alcune delle sue opere precedenti. Per undici anni insegnò Letteratura Russa alla Cornell University di Ithaca; negli ultimi anni visse in Svizzera, a Montreux, alternando l’attività letteraria alle sue appassionate ricerche di...

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