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Dopo un’avvio quasi sterile ma promettente, non’ostante l’autrice sembri cadere nei suoi soliti errori, arriva il secondo capitolo della saga di Dark Vision. Riuscirà questa volta la Smith a evitare i suoi soliti errori? Da un lato riuscirà a rimanere interessante e raramente ripetitiva, ma ricade nuovamente nei banali errori tipici dell’autrice. I cinque ragazzi proseguono il loro viaggio alla cieca verso la “Casa Bianca”, alla ricerca di un aiuto concreto per i loro problemi. La trama prosegue senza intoppi e per quanto possa sembrare che i ragazzi siano troppo fortunati non ci saranno forzature evidenti negli eventi, però la Smith prosegue nella sua scelta di tenere due personaggi intorno ai protagonisti nell’ombra e di spolverarli nei momenti nel quale le serve qualcuno per dare via a eventi che smuovano il triangolo amoroso principale, praticamente si può dire che i veri ingranaggi dell’opera siano i due personaggi più volte lasciati in disparte, si può solo sperare che proseguendo la Smith gli dia spazio e gli doni una maggiore caratterizzazione. Un’altra grave pecca è la “pigrizia” dell’autrice, il titolo “Il vampiro della mente” potrebbe far pensare che sia solo un’assonanza per fare mercato e anche per il fatto che effettivamente assisteremo a del vampirismo mentale, ma la Smith non si spreca a trovare idee originali e praticamente in quei momenti sarà come leggere ogni altro libro dell’autrice dove ci siano vampiri, sia per come avverrà l’atto, sia per le sensazioni che scaturiranno nei personaggi, perfino il modo in cui verranno descritte dagli stessi sarà simile a molti passaggi letti nella saga de “Il diario del Vampiro”. Nel complesso si rivela un libro godibile per quanto mediocre, un buon ponte verso quello che sembra possa essere il finale, consigliabile ai fan più sfegatati dell’autrice o a chi la conosce poco, altrimenti è inevitabile sentire un sapore di “già letto”.
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