Il titolo originario dell'opera sarebbe "Democrazia della terra". Il libro risulta inutilmente prolisso e un po' ripetitivo. Risultano condivisibili le critiche al modello di Hobbes e Locke che sembrano aver condizionato il modo in cui l'Occidente si rapporta col Sud del mondo; la critica a un certo imperialismo delle multinazionali; l'impegno per la biodiversità, per l'acqua pubblica, per la compartecipazione delle popolazioni locali alle scelte che le riguardano, ad un'economia rispettosa della vita; il forte sospetto nei confronti degli OGM o delle pratiche anti-ecologiche delle multinazionali o l'uso coercitivo che queste fanno dei brevetti. Il saggio è invece più vago e criticabile quando si addentra in questioni più propriamente giuridiche. Il principio di sussidiarietà è solo vagamente citato, nonostante il continuo riferimento al ruolo delle comunità locali; si parla di "diritti" e "libertà" di tutti gli esseri viventi senza esplicitare la diversità dell'essere umano rispetto a questi; si nega quasi del tutto il diritto di proprietà dei singoli su animali e vegetali, salvo però rivendicarlo indirettamente per le comunità locali. Già assume uno spessore giuridico diverso la "Dichiarazione di interdipendenza" riportata nel saggio, ma che è opera del gruppo Democracy Collaborative. Un saggio interessante, ma forse molto condizionato dalle esigenze, problematiche e caratteristiche del subcontinente indiano.
Il bene comune della Terra
Vandana Shiva è una scienziata ambientalista nota in tutto il mondo, tra gli esponenti di spicco del movimento democratico globale. In questo libro, Shiva fa il punto su quelle battaglie che anche grazie al suo contributo hanno assunto un rilievo internazionale - la lotta contro la privatizzazione delle risorse naturali, i brevetti sul vivente e l'impiego di organismi geneticamente modificati in agricoltura e nella produzione alimentare riconducendole a un progetto politico, economico e culturale di democratizzazione della globalità. L'autrice delinea dunque una alternativa alla globalizzazione economica, che giudica responsabile non soltanto della catastrofe ecologica imminente, ma anche dell'avvento dei fondamentalismi politici e religiosi. Vandana Shiva considera i brevetti sul vivente e la privatizzazione delle risorse naturali come l'ultima frontiera di un colonialismo che aveva cominciato a manifestarsi già nel Sedicesimo secolo con la recinzione delle terre comuni britanniche. La privatizzazione delle risorse comuni, insieme alla progressiva erosione dei beni e dei servizi pubblici e all'indebolimento dei meccanismi democratici di controllo dell'economia, costituiscono una grave minaccia in termini di sostenibilità ecologica e di sopravvivenza sociale.
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Autore:
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2015
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Formato:Tascabile
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RafDob 14 dicembre 2021Interessante
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