La prima serie di fotografie su Torino fa parte della collezione di Massimo Prelz Oltramonti, che nel 2000 e nel 2002 ha invitato Vincenzo Castella nel capoluogo piemontese per la realizzazione di un progetto dedicato alla sua città.La seconda serie di fotografie è stata realizzata da Vincenzo Castella nel 2011 per il progetto “Piemonte. Una definizione fotografica” di Agarttha Arte, curato da Adele Re Rebaudengo.I lavori presentati di Peter Fend Energia Idroelettrica di Torino: Bacini e Ruota e le Mappe su Carta di Lorenzo Morri rappresentano un omaggio a Torino all’interno del progetto “‘Torino Lab’. La città come forma di laboratorio permanente” di Agarttha Arte. Vincenzo Castella, nato a Napoli nel 1952, vive attualmente a Milano.Inizia a fotografare nel 1975; tra il 1975 e il 1982 conclude Geografia Privata, fotografie a colori di interni domestici. Nel 1976, 1978 e 1980 è negli Stati Uniti, dove realizza il progetto Hammie Nixon’s People, biografia semi-immaginaria di cantanti di blues, dedicato agli afroamericani, alla loro vita e all’architettura delle città del sud (fotografie e film 16 mm).Dal 1980 espone i suoi lavori in Europa e negli Stati Uniti. Dal 1998 inizia la serie fotografica sugli edifici delle città europee. Le sue fotografie appaiono sempre più anarrative: realizza vere e proprie ipotesi di attraversamento visivo della complessità del tessuto e dell’intreccio delle città, producendo grandi stampe a colori da film di grande e grandissimo formato. La ricerca è sulla distanza e la dislocazione.Di questa linea di lavoro fanno parte immagini di città italiane ed europee come Napoli, Milano, Torino, Rouen, Caen, Le Havre, Helsinki e Berlino e immagini di territori e siti come Ramallah e Gerusalemme.Dal 2006 Castella realizza istallazioni tratte da negativi fotografici di grande formato, come Cronache da Milano, lavoro presentato ad Art 40 Basel 2009 / Art Unlimited. Sembrano di catturare i movimenti di una macchina da ripresa virtuale ; infatti restituiscono una lettura articolata della fotografia e delle relazioni, nella vita nella città, tra quello che si vede e quello che non si vede. Lontano da qualunque forma di evoluzione dello stile, il suo lavoro è legato invece alla riduzione sistematica del repertorio e alla sintesi del linguaggio.
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