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Questo libro raccoglie le testimonianze di bambini africani lavoratori (facchini, lustrascarpe, domestiche etc) che si sono auto-organizzati per dare vita a un movimento per il riconoscimento dei loro diritti come “bambini” e come “lavoratori”. L’aspetto più interessante è proprio questo: non si deve lottare contro il lavoro dei bambini (anche perché non è una loro scelta: se non lavorassero i loro familiari morirebbero di stenti), ma per il riconoscimento dei loro diritti. “noi vogliamo fare una mobilitazione sociale contro la povertà, ma non contro il lavoro dei bambini”. L’altro aspetto che emerge è l’esigenza di farsi ascoltare da chi comanda: non si possono imporre delle scelte dall’alto, ma bisogna ascoltare i bambini prima di prendere le decisioni. E’ molto interessante anche l’ultima parte che descrive l’esperienza di un animatore.
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