Libro per me illuminante, mi ha fatto rivalutare tutti quei "dogmi" che i miei docenti di composizione architettonica dei primi anni di università mi avevano in qualche modo inculcato, convincendomi che fare architettura contemporanea significasse usare pilotis, finestre a nastro, vetrate a tutta altezza e, guai a chi usa l'arco!, nel mito di Le Corbusier e Mies, a discapito di tutti gli altri aspetti del progetto e, soprattutto, dei fruitori delle architetture. Consiglio assolutamente la lettura di questo testo, tra l'altro piuttosto scorrevole ed accattivante, per nulla noioso.
Maledetti architetti. Dal Bauhaus a casa nostra
«Trovo il rapporto che intercorre oggi, in America, fra l'architetto e il cliente, meravigliosamente eccentrico, da sfiorare il perverso.»
Tom Wolfe, padre del "giornalismo d'opinione", tratta qui della "perdita della qualità della vita" sotto il profilo dell'architettura. Lo scatolone di vetro è il comune risultato delle diverse tendenze che hanno animato quest'arte negli ultimi cinquant'anni: sull'impronta di Gropius, il celebre fondatore del Bauhaus, e Le Corbusier, massimo teorico del razionalismo, gli architetti europei sbarcati in America negli anni Trenta esercitarono un vero e proprio colonialismo intellettuale. Nacque così l'International Style, che ispirò palazzi di vetro, cemento e ferro, pressoché identici: privi di colore e linee curve. Ora la gente in quegli edifici tristi e scomodi non vuole più abitare, ma le soluzioni proposte dall'architettura postmoderna si limitano a riflettere e deformare i fantasmi del passato. "Nuovi scatoloni di cristallo rivestiti di lastre specchianti in modo da riflettere gli edifici vicini, anch'essi scatoloni di cristallo, e distorcere così quelle noiose linee rette, facendole sembrare curve".
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Autore:
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Anno edizione:2001
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Daniela Mosciatti 15 maggio 2016
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