Recensioni Marie Gulpin

Parigi, ottobre di un anno qualsiasi. Marie Gulpin, leader di un partito di ultradestra, è eletta presidente della Repubblica e reintroduce la pena di morte in Francia. Pochi mesi dopo, suo figlio Luigi, diciottenne della Parigi bene, è giudicato colpevole di avere ucciso un uomo, un tunisino, assieme a un gruppo di minorenni. Il gioco lo chiamano poussez le mannequin e consiste nello spingere persone a caso sui binari della metropolitana quando arriva il treno. Luigi è condannato alla ghigliottina da un regolare processo che applica alla lettera la legge che porta il nome di sua madre. Mentre i giorni corrono verso la data fissata per l’esecuzione, nemmeno la presidente francese sa come fermare la macchina della giustizia. Poi, un mattino, la capitale si sveglia tappezzata di manifesti di un misterioso gruppo terroristico che minaccia di attaccare le moschee, di riprendere il poussez le mannequin in tutta la metropolitana parigina e reclama, a grandi lettere gotiche, la liberazione di Luigi Gulpin. Il dibattito pubblico si accende, come la paura. Un nuovo processo, questa volta mediatico, porterà alla luce verità destabilizzanti che rimetteranno in discussione i concetti di innocenza e giustizia. Per chi detiene il potere, per chi è semplice spettatore, per chi uccide e per chi viene ucciso. Romanzo che racconta l’estrema destra e le sue ossessioni attraverso una storia paradossale e paranoica, Marie Gulpin mette in scena le nostre paure e le nostre contraddizioni. Nelle sue pagine fitte e intense, la narrazione si trasforma in un noir ineccepibile in cui le ideologie scandiscono un tempo che non salva nessuno. «Signor Presidente» disse davanti a un’aula stremata da mesi di battaglie e afa, «oggi ho l’onore di chiedere il ripristino della pena di morte in Francia».
Proposto da Lorenzo Pavolini al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «Esponente di spicco del partito di estrema destra Enfants de la Patrie, Marie Gulpin è la nuova Presidente della Repubblica francese. Impegnata a dimostrare come la pena di morte sia utile e necessaria alla causa dell’umanità – rovesciando la massima di Beccaria – ne ha ottenuto la reintroduzione per referendum, quando era guardasigilli. Ma suo figlio diciottenne, Luigi, viene arrestato, colpevole di aver spinto il tunisino Hadiudi sui binari del metrò, in un gioco criminale chiamato poussez le mannequin. Sarebbe dunque destinato a diventare il primo utente della ripristinata ghigliottina. Ascesa e caduta del populismo in Europa, bastano pochissime pagine del romanzo di Marco Mantello perché i tratti della civiltà occidentale in tutto il suo desiderio di controllo e spirito di potenza indossino i panni dei suoi personaggi, esplodano nei loro dilemmi e nelle ambiguità, a partire dalla inaffidabile narrazione di Cesare, terzo marito di Marie, maschilista, reazionario, leguleio italiano emigrato in Francia. Il romanzo di Marco Mantello inventa la verità del presente da una distanza temporale incalcolabile e attuale. Sul tavolo del lettore brillano gli ingredienti tossici che fondano il nostro ordine, le prassi punitive esercitate dalle forze di polizia europee su specifiche fasce di popolazione e su specifiche aree urbane, il terrorismo internazionale, i sistemi di videosorveglianza, i dibattiti mediatici trasformati in tribunali paralleli, la crisi delle periferie. Echi investigativi alla Sciascia – lo scrittore preferito di Cesare – si fondono a uno stile asettico e freddo, che poi si fa sempre più emotivo, fino a esplodere nella follia della voce narrante. Una follia familiare che diventa nazionale e viceversa, dove il complesso di Edipo si rovescia nella perenne ricerca di vittime colpevoli, al solo fine di salvare sé stessi.»
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