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Durante l’età moderna, aspettando le conoscenze in seguito acquisite attraverso lo sviluppo dell’embriologia sperimentale e più tardi della genetica, la somiglianza (o l’evidente dissomiglianza) fra genitori e figli, la determinazione del sesso del nascituro, le malformazioni congenite – dalle più leggere fino alle “mostruosità” – e i difetti della pelle, i nèi e le “voglie”, erano spiegati attraverso i desideri della madre rimasti insoddisfatti o i traumi da lei subiti durante la gravidanza. L’immaginazione materna è stata chiamata in causa fino alle soglie del secolo XIX per tutto ciò che poteva interessare la generazione, fornendo una spiegazione duttile e soddisfacente per le nascite irregolari ed eccezionali senza la quale non sarebbe rimasto che il ricorso al miracolo, all’intervento di forze occulte o a comportamenti colpevoli o innaturali delle madri. Tra parti eccezionali, trucchi da impostori e accuse di adulterio, il libro ripercorre la lunga storia dei poteri attribuiti all’immaginazione materna sulla conformazione del feto, in un intreccio dove la storia sociale e quella delle donne s’incontrano con la storia della cultura e del pensiero medico.
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