Con questa ultima silloge di versi, già tradotti in spagnolo e inglese, Ana Blandiana (1942) si conferma ancora una volta come una delle voci liriche più alte della poesia romena contemporanea. In essa il metafisico e il simbolico s'intrecciano con il divino e il naturale - meditati con un senso di smarrimento e di mistero - in dosaggi di calibrata e ponderata finezza lirica che danno vita, in un linguaggio semplice e diretto, attuale, a composizioni di luminosa purezza, cariche di significati dalla folgorante magia espressiva. È questa la patria fatta di carta di Ana Blandiana, semplice ma universale, banale forse nelle sue candide e limitate dimensioni, ma smisuratamente spirituale per ciò che essa può contenere.
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