Leggendolo, ho riscontrato, benché in una loquela antica, una disperazione che immagino possa percepire ancora chi è travagliato tra l'insensatezza della crudeltà umana e l'avversità che ha il mondo per il ravvedersene, anche quando questa dinanzi appare. Questo sentimento ho provato leggendo il diario del letterato S. Pellico, figura spesso ombrata dai corsi di letteratura delle scuole pubbliche, ma che invece meriterebbe d'essere ripresa maggiormente per la consapevolezza che in grado di trasmetterti: ossia di chi affronta la prigione per essere un libero pensatore in primis; ma anche per chi apprende, tra gli ultimi, d'un sistema complesso, vissuto da menti che si ostinano spesso a ridimensionarlo per semplicità, arrogandosi il diritto di infierire sugli altri come prova del loro essere visibili, benché mera illusione, Scorrevole e analitico su d'ogni esperienza vissuta in cella, merita affatto.
Le mie prigioni
1832 Goethe pubblica la seconda parte del Faust e muore a Weimar. Evariste Galois redige la sua memoria sulle equazioni algebriche la notte prima di morire in un duello. Nel Canale di Sicilia sprofonda l'isola Ferdinandea. Viene dato alle stampe presso l'editore Bocca di Torino Le mie prigioni, scritto da Pellico l'anno prima su consiglio del suo confessore. La Polonia è proclamata provincia russa. Viene fondata la società Michelin. Von Clausewitz pubblica Della guerra. Scoppiano rivolte liberali nello Stato pontificio. In Inghilterra viene approvata una riforma della legge elettorale che concede il suffragio ai proprietari di beni immobili. Applaudito scrittore di tragedie fino al 1832, a partire da quella data Pellico inizia a essere fischiato a ogni sua apparizione pubblica. La ragione di questa diffidenza, se non di aperta ostilità, è da cercarsi nella pubblicazione de Le mie prigioni, il libro che "recò più danno all'Austria che una battaglia perduta o cento mazziniani frenetici". Tra il sospetto dei politici e il timore dei benpensanti, era nata questa raccolta di memorie, che si rivelerà decisiva per la formazione della coscienza civile degli italiani. Quella coscienza che tenterà con alterne fortune di fondere passioni civili e pietà religiosa, illuminismo e cristianesimo, e che non può mancare di riconoscere in Pellico il suo glorioso inizio.
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Anno edizione:2011
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Luigi 03 marzo 2022Profondo
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A differenza di molte opere letterarie i cui personaggi e ambientazioni scaturiscono sovente dalla fantasia dell’autore, questa di Pellico si rifà invece a una terribile esperienza personale, vissuta nelle dure carceri austriache durante i moti risorgimentali. La stessa assume quindi il valore assoluto di una testimonianza diretta, la cui narrazione ci accompagna attraverso dieci anni di crudeli sofferenze, difficilmente immaginabili dalle attuali generazioni. Man mano che scorrono le pagine, ci si chiede dove lui trovasse la forza non solo fisica ma soprattutto morale per affrontare un regime di vita tra i più disumani che si possano concepire
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