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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
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So cosa stai pensando guardando questa copertina e il mio volto. Ecco la solita libraia romantica che mi suggerisce un libro pieno di uccellini cinguettanti, risate e leggerezza. Tutto vero, ma “I miei piccoli dispiaceri” di Miriam Toews edito da Marcos y Marcos non è soltanto questo, anzi, è molto di più.È un libro estremamente drammatico, perché cosa può esserci di peggio che vivere accanto a una persona che amiamo, bella, sana e che potrebbe avere tutto il successo del mondo, e che invece desidera soltanto morire? E alla fine ci riesce. Vi consiglio di leggere questo libro che l’autrice riesce a raccontare in un modo speciale perché ha un dono: è una persona che è stata trapassata da un dolore indicibile ma nonostante ciò non si è indurita, né raggelata. È riuscita invece a trovare la gioia e il calore nelle piccole cose della vita e li trasmette, cosa rara, nelle persone e nei libri.
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I miei piccoli dispiaceri, "IMPD", come aveva scritto sul muro la piccola Elf prendendo in prestito un verso di S.T. Coleridge ("all my puny sorrows") e come, ora che ho faticato a staccarmi da questo libro, avrei l'impeto di fare anch'io appena vedo pararsi davanti ai miei occhi un muro troppo candido per i miei gusti. "Cos'altro fa la violenza, se non tornare nel nostro stesso sangue e nelle nostre stesse ossa?": questa è una domanda che ripetutamente si propone alla mente di chi ha conosciuto il dolore, quando, almeno per un momento, si è stati toccati dal sospetto che il patimento abbia fatto capolino nella nostra vita perché non sarebbe potuto essere altrimenti. Un libro assolutamente devastante, impregnato di dolore ripetuto e scalfito nelle esistenze dei suoi protagonisti, ma anche un libro di guarigione. Nelle pagine - fortemente autobiografiche - di Miriam Towes c'è un'enorme sofferenza, luttuosa e sospirata oppure urlata fino a far tremare le corde vocali quando non ci sente nessuno nell'aria ovattata degli abitacoli delle nostre automobili, ma c'è anche tanta resistenza, tanta ribellione al cupo dolore. E quale altra forma di resistenza sa essere più tenace di quella che si affida alla poesia?
Il romanzo narra la storia di una strana famiglia patriarcale canadese di religione mennonita, spassosa e tragica insieme, la cui vita è polarizzata tra due sorelle, Elf e Yoli, che più diverse non potrebbero essere: talentuosa, divertente e bellissima la prima, pianista di successo, quanto sconclusionata, sul lastrico e scalognata la seconda. Per ragioni imponderabili, quella che cerca in tutti i modi di suicidarsi è la sorella a cui le cose vanno bene. All’altra non resta che cercare di impedirglielo, con i poveri mezzi con cui si può cercare di evitare di essere lasciati per sempre da qualcuno che ami con tutte le tue forze.
L'alternanza di due sorelle, Elfrieda e Yolandi, diverse tra loro, la prima è una frana, si definisce una perdente , ha due figli di padri diversi e combina sempre guai; la seconda è una pianista di successo, bella e dotata, spiritosa e gli uomini la adorano. Ma è proprio lei, la geniale e talentuosa Elf, che alla vigilia di un tour importante decide di voler morire, tenta il suicidio per la seconda volta nella vita. Da questo momento Yoli avrà una sola missione, salvare la sorella, evitare che il pianoforte di vetro che tiene dentro sè vada in frantumi da un momento all'altro, a costo di paracadutarla in un posto ostile come Mogadiscio o la Corea del Nord o accettare la proposta della sorella di portarla in una clinica in Svizzera per praticare un'eutanasia assistita. E di colpo ci ritroviamo catapultati a Winnipeg, nel Canada occidentale, coinvolte in uno scenario familiare, un pò complici nel custodire insieme a Yoli il segreto con Elf. Si riesce a ridere e piangere al contempo, a vivere questo romanzo, a vivere tra le pagine e a sentire le vicissitudini di questo eterno e complicato legame tra le due sorelle. Ad amare il suo stile umoristico e ad amare Miriam Toews inevitabilmente.
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