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Anno edizione: 2021
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Questo libro non è solo il racconto sincero della vita di un grande maestro e delle sue infinite esperienze con i campioni che ha allenato, ma definisce un metodo, trasmette un sapere prezioso affinato e definito nel tempo, fissa su carta delle autentiche lezioni di tecnica e di psicologia destinate a chiunque ami e pratichi il tennis a qualsiasi livello.
Riccardo Piatti al tennis ha consacrato la sua intera vita sin da quando, a dieci anni, scavalcò il muro che separava la sua casa di Cernobbio dall'enorme parco di Villa D'Este e vide comparire davanti a sé, come un'epifania, quei "rettangoli rossi che luccicavano nel verde del parco, le racchette di legno, i giocatori in bianco. Un arcobaleno di colori che mi chiamava a gran voce". Del tennis ha fatto il suo grande sogno, il suo "monopensiero", direbbe lui stesso. Come se fosse entrato in campo bambino e non ne fosse mai uscito, crescendoci dentro, mai da teorico e sempre con lo sguardo limpido di chi ha voglia di imparare prima e di insegnare poi, sempre sporcandosi le mani, sempre a caccia di nuove soluzioni, nuove idee, nuove migliorie da apportare al gioco dei suoi atleti. Proprio come un "meccanico di campioni", secondo la felice definizione di Federico Ferrero, coautore del libro. Negli anni, Piatti ha avuto modo di lavorare con i più grandi: tra gli altri Ivan Ljubicic (oggi al fianco di Roger Federer), l'attuale numero 1 del ranking Novak Djokovic, più recentemente Maria Sharapova, fino al nuovo eccezionale talento del tennis italiano, Jannik Sinner.
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Quello di Riccardo Piatti è un racconto onesto, disilluso e compassato, come un tie-break decisivo, al quinto set, nel quale ciascun colpo può segnare la vittoria e la sconfitta. D'altronde, sul campo, come nella vita, non è tanto questione di strategia, quanto di saper padroneggiare le scelte, per non essere colti impreparati. E' la storia di giovani scommesse (i Piatti Boys, Ivan Ljubičić, Novak Djokovic, Milos Raonic, Maria Sharapova e Borna Coric, fino a Jannik Sinner), tutte unite da quell'inappagamento costruttivo di quel Maestro, attratto, da bambino, dai rettangoli rossi che luccicavano nel verde del parco della Villa accanto alla sua casa. Perché si deve andare sempre avanti, progredire; chi si accontenta si ferma e chi si ferma, per le leggi della fisica, finisce col restare indietro. Il tennis è il monopensiero, il suo monopensiero. Così difficile da condividere e metabolizzare, anche per gli stessi addetti ai lavori. D'altronde, non è uno sport qualsiasi, ma il suo. Quello del ghostwriter di alcuni dei migliori successi tennistici degli ultimi decenni. Quello di Riccardo Piatti.
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