La prosa è scorrevole e senza intralcio. Le storie assecondano la narrazione; la loro semplicità non fanno pesare l’essere un'opera prima. Il linguaggio, comprensibile e chiaro, fà in modo che il testo scorra gradevolmente lasciando intendere la napoletanità dei protagonisti attraverso l'intonazione e non la trasposizione del linguaggio. L’intuizione della sceneggiatura è possibile anche a chi napoletano non è. Una Napoli che si manifesta anche a chi a Napoli non è mai stato. La non completa padronanza sull'uso dell'artifizio letterario si fà sentire in particolare allorchè ci si trova, a sorpresa, dinanzi ad espressioni crude e violente senza che se ne senta il bisogno. Espressioni e termini che stonano tenendo conto del contesto. Sembrano appiccicate a forza piuttosto che inserite con naturalezza. Fortuna che sono poche. Annoia molto il ritmo. Seppur di poche pagine, meno di cento, il libro non lo si può leggere se non a tappe; prendendo aria, respiro; inervallando con qualcosa di più ritmato. Sembra di stare ad ascoltare una cantilena; si ha, al quarto racconto, l'impressione che a raccontare sia sempre la stessa protagonista. Occorreva un cambio radicale della voce narrante. Il rischio di rimandare il completamento della lettura ad un altro momento potrebbe non far riprendere più in mano il libro. Mi è successo. Dopo l'interruzione non si prova nessuno stimolo alla ripresa. Non si sente il bisogno di completare. Il voto dato è di stima. Se la ragazza continuerà ad esercitarsi nello scrivere, magari evitando nel frattempo di pubblicare o di pubblicare con il suo vero nome, potrebbe migliorare. Manca l’esercizio.
Mosca più balena
Un'aspirante "signora bene" appena maggiorenne trascorre il suo tempo in compagnia di un camorrista sognando di gestire una boutique in franchising. Un trentacinquenne cocainomane vive con la mamma e organizza sgangheratissime campagne elettorali. Il progressismo "volteriano" di due genitori è costretto a naufragare davanti allo scetticismo della giovane figlia e alle convinzioni di comari, fattucchiere, bidelle. La Napoli raccontata da Valeria Parrella ha poco della città indolente, statica, incastrata nelle sabbie mobili di un meridione da cartolina. È al contrario un posto febbrile; un vero e proprio "generatore di storie" che contiene appartamenti di lusso e discariche a cielo aperto, terremoti e gare di appalto, concorsi pubblici e centri sociali.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2012
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Gaia Vella 01 marzo 2017
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