Muoio per te. Cavriglia, 4 luglio 1944: un massacro nazista che l'Italia ha dimenticato - Filippo Boni - copertina
Muoio per te. Cavriglia, 4 luglio 1944: un massacro nazista che l'Italia ha dimenticato - Filippo Boni - copertina
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Letteratura: Italia
Muoio per te. Cavriglia, 4 luglio 1944: un massacro nazista che l'Italia ha dimenticato
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Descrizione


Tra il 4 e l'11 luglio 1944 in un piccolo comune toscano 192 civili maschi tra i 14 e i 95 anni furono massacrati dalle mitraglie naziste. Molti di loro si consegnarono spontaneamente, certi della propria innocenza. Qualcuno si offrì per salvare gli altri. Alcuni tradirono. Le storie di quei 192 uomini ingiustamente dimenticati dalla Storia rivivono ora in queste pagine.

Prima che sia troppo tardi, consegna questi pochi fogli ai tuoi figli un giorno e non dimenticare la catena dell'orologio che per una vita ho portato con me. Non è una catena che ci ha imprigionato, ma una catena che ci ha reso liberi di amarci così pienamente fino all'ultimo

Primavera 1996. Giuseppe Boni, 72 anni, macellaio in pensione, sta morendo, vinto da un cancro. Riempie con una certa premura le pagine di un diario che ricompongono una tragedia macchiata di rosso. Una tragedia di cui lui fu testimone e che solo pochissimi conoscono fuori dal borgo in cui vive. Una tragedia che si è consumata durante una tragedia ancora più grande e che, per questo, è stata dimenticata. La sua memoria va all'estate del 1944, quando compaesani, amici e parenti - il suo stesso padre - vennero rastrellati nelle proprie case, mitragliati e bruciati dai reparti tedeschi della Divisione Hermann Göring. Senza nessuna spiegazione. Senza nessuna giustizia. Giuseppe quel giorno si salvò, scappando nel bosco e nascondendosi vicino all'accampamento di alcuni partigiani. Suo padre, invece, convinto che il figlio fosse morto si consegnò ai tedeschi. Lo trovarono ricoperto di sangue, con la catena di un orologio a cipolla in tasca che Giuseppe ha custodito per tutta la vita. Le maglie di quella catena gli ricordano ora le tappe che portarono all'eccidio: gli spostamenti dei partigiani, l'arrivo dei tedeschi nelle settimane precedenti il 4 luglio, la pianificazione del massacro e l'inferno di quella mattina. Ma gli ricordano anche le storie incredibili di chi non ebbe tempo neppure di salutare, di chi, come don Ferrante, offrì la propria vita in cambio di quella degli altri, di chi si salvò in modo rocambolesco, come Gino che la madre travestì da donna e di chi invece morì tragicamente, per sbaglio, per un colpo di vento, per una finestra chiusa male, per una spiata di un traditore o per un eccesso di buona fede. Perché il ricordo di tutto quel dolore non svanisca per sempre, Giuseppe il macellaio si fa narratore, e trasmette al nipote, l'autore di questo libro, l'accorata testimonianza di un atroce massacro di cui nessuno si era mai occupato.

Dettagli

18 marzo 2021
372 p., Rilegato
9788830456877

Valutazioni e recensioni

  • ANDREA MUGNAI

    Un libro consigliatissimo, necessario. Attraverso la storia della sua famiglia, Boni si rannicchia tra le pieghe della Storia e ci offre un punto di vista quasi insolito di uno degli eccidi che l'Italia ha dimenticato e che non doveva affatto succedere. Longanesi ancora una volta impatta il mercato con un manoscritto di qualita'.

Conosci l'autore

Foto di Filippo Boni

Filippo Boni

1980

Filippo Boni è un giornalista e studioso del Novecento e degli anni di piombo. Si è laureato in Scienze Politiche all'Università di Firenze, con una tesi sui massacri nazisti in Toscana. È autore di molti saggi sulla Resistenza e sull'età contemporanea. Tra le sue pubblicazoni ricordiamo: Giorgio Vestri (Pentaliena 2010) e Gli eroi di Via Fani. I cinque agenti della scorta di Aldo Moro: chi erano e perché vivono ancora (Longanesi 2018), L' ultimo sopravvissuto di Cefalonia. Dai campi nazisti ai gulag sovietici, l'incredibile storia di un eroe qualunque (Longanesi 2019).

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