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Marina Rei torna a distanza di quattro anni dal suo ultimo lavoro di inediti, intervallato da un album live in studio e da una tournée con Max Gazzè e Paola Turci, con “Musa”, un disco che fin dal titolo sottolinea l’elemento che fa da filo conduttore dell’intero album. E’ infatti proprio l’universo femminile a fare da perno al settimo lavoro inedito dell’artista romana che per l’occasione ha completamente scritto e prodotto il disco eccezion fatta per la cover di Paolo Benvegnù “Il mare verticale”. Le donne escono da questo disco forti, rabbiose, isteriche, sensuali, dolci, irriverenti. Il ruolo musicalmente centrale della batteria ha una funzione emblematica nel sottolineare ancora una volta come anche lo strumento più tipicamente maschile diventi per le mani della signora Rei uno strumento pieno di carica espressiva, esplosivo, pilastro dell’intero album. Il sesso forte viene invece incorniciato in un quadro ironico, quasi caricaturale: maschere che vestono i panni del più forte per nascondere il loro lato più fragile, dolce, che è poi spesso il lato migliore. E’ così che Marina si riferisce al “principe senza regno” in Buona vita a te o afferma: “eravamo a letto in tre / io te e la tua brutta figura” nel Rovescio della cura. Dopo l’ottimo lavoro di personalizzazione strumentale svolto nel live Al di là di questi anni, in questo disco anche la batteria viene splendidamente suonata con una grazia e una grinta che rende il sound della Rei sempre più indistinguibile. Il resto della strumentazione si alterna tra un crescendo di accompagnamento alle percussione e un’indipendenza propria che non manca di mostrare le mille facce del polistrumentista Roberto Procaccini (wurlitzer, moog, tastiere, synth), le abilità tecniche del giovane Adriano Viterbini alla chitarra e del bassista Pierpaolo Ranieri (già bassista di Paola Truci). E in un disco tutto al femminile non poteva mancare la cantantessa Carmen Consoli che qui accompagna con la sua acustica la Rei nella sussurrata “Un volo senza fine”. Particolare citazione merita il miglior pezzo dell’album: Donna che parla in fretta. Una travolgente invettiva sulle mille e oltre possibili facce di una donna, tratto da “Fast Speaking Woman” di Anne Waldman. Marina Rei con questo disco sostiene l’associazione No Peace Without Justice nella battaglia contro le mutilazioni genitali femminili.
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