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Anno edizione: 2010
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Tra atmosfere parigine, napoletane e jazz del Sud degli Stati Uniti, in storie e luoghi vissuti chissà da chi e quando. Un viaggio fisico e sonoro quasi delirante. Una altra pagina di grande musica.
E' sempre un piacere ascoltare Paolo Conte: la sua musica garbata, la sua voce rauca e pastosa, i suoi testi quasi poetici. Ma stavolta, devo dire, non siamo in presenza di un disco capolavoro. Sono brani piacevoli, ma non indimenticabili, musicalmente coinvolgenti come sottofondo ad una serata invernale, ma non memorabili. Forse non ci ricorderemo tra 10 anni di una o più canzoni di questo cd. Pessimi i brani in lingua straniera: la sua voce, la sua pronuncia, il suo timbro, sono fatti per cantare in italiano, anche se Conte sostiene che l'italiano non è una lingua musicale. Brani peggiori: C'est beau, Sarah. Brani migliori: Jeeves, Clown.
Recensioni
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