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Anno edizione: 2005
Anno edizione: 2021
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Questa recensione nasce quasi per caso. Pochi giorni fa, i primi di dicembre del 2017, un evento per me memorabile: la PFM in concerto. Non è semplice raccontare tutte mie emozioni, che racchiudo in un solo aggettivo: inarrivabili. Un vorticoso susseguirsi di brani che scaricano i brividi giù per la schiena e poi ti prendono l'anima. Eccomi qui, allora, a parlare dell'album "Storia di un minuto". Sebbene siano passati 45 anni l'attualità delle sue note resta immutata. L'album è un raffinatissimo mix di richiami al blues, al jazz e alla musica classica, sapientemente amalgamati dall'originalità delle intuizioni degli autori Mussida e Pagani, supportate dalle eccellenti doti musicali di Premoli, Di Cioccio e Piazza. Eccoci allora conquistati dalla delicata poesia di "Impressioni di settembre", preceduta da un'introduzione che proietta l'ascoltatore all'interno delle rarefatte atmosfere del brano. E poi a continuare, senza interruzione, con "È festa..." dal ritmo e dall'energia prorompenti. Non a caso la si può godere dal vivo al termine del concerto. Va detto che l'album ha una particolarità piuttosto rara per l'epoca, tanto che personalmente lo definisco quasi un "concept album": non vi è alcuna interruzione tra i singoli pezzi, se non quella risalente al problema "tecnico" della doppia facciata del vinile, di cui non si ha percezione nell'ascolto digitale. Per questo la splendida "Dove...quando..." è divisa in due parti, la seconda delle quali è un capolavoro di sonorità cesellate su richiami classici, blues e jazz che diventano un tutt'uno nella successiva "Carrozza di Hans". In entrambi i brani è possibile apprezzare il raffinato uso del violino, dell'organo e del flauto traverso il quale, in alcuni passaggi, può ricordare i contemporanei Jethro Tull. Interessante ed enigmatico il testo, da ascoltare con attenzione. Chiude l'album l'originale "Grazie davvero", caratterizzata dal consistente quanto insolito uso dei fiati ed in particolare gli ottoni, che a tratti richiamano sonorità di Beatles e Pink Floyd. Devo dire che, ogni volta che riascolto questo album, rimango colpito della viva attualità del suo contenuto. Oggi la nostra cultura non si stupisce più nel sentire determinate armonie o sonorità, ma quando il disco è stato prodotto, nel 1972, si trattava a tutti gli effetti di una vera rivoluzione. Da consigliare in modo assoluto.
La musica di casa nostra può essere orgogliosa di questo album. Il movimento progressive in Italia ha purtroppo scontato una pessima distribuzione e solo pochi artisti, come la PFM e il Banco sono riusciti ad emergere. Consiglio quindi di cominciare proprio da loro, e, in particolare, da questo disco, per avventurarsi nella terra poco esplorata della musica progressiva del nostro paese. Pezzi come Impressioni di Settembre, E' Festa, La Carrozza di Hans vi lasceranno senza fiato. L'ascolto non sarà troppo complicato, come per altri lavori della stessa corrente (Museo Rosenbach, Area, Osanna...), e riuscirà a rapire, sono certo, l'attenzione di molti. Buon ascolto.
Recensioni
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