Risulta complesso fare un quadro della letteratura boliviana delle origini, rimangono poche testimonianze e quasi tutte sono pervenute in versione castigliana. Dalla scoperta dell'America incomincia l'iter di asservimento del Nuovo Mondo alla Spagna. Missionari e colonizzatori recano con sé dalla patria il ricco patrimonio di poesia orale, popolare, che fu recepito e ricreato dagli indigeni, ma di cui rimangono ben poche testimonianze. Sarà in epoca novecentesca che l'influenza europea si diramerà in due filoni principali. Da una parte il romanzo realista a carattere regionale, il cui massimo esponente è Alcides Arguedas. Precursore dell'indigenismo, il suo romanzo Razza di bronzo, è considerato una delle migliori opere boliviane. Dall'altra la letteratura a sfondo psicologico e ambientale, con escursioni anche al di fuor del mondo latino.
La narrativa del secondo Novecento si è arricchita di voci che hanno messo in luce alcune linee di evoluzione del romanzo. Dalla critica storica, l'estetismo, all'introspezione sperimentazione e riflessione filosofica.
Tra i nomi più celebri, Jesús Urzagasti noto grazie al romanzo Tirinea, Edmundo Paz Soldán, uno degli autori più rappresentativi del movimento McOndo, strenue oppositore del realismo magico con i suoi scenari iper realistici, Rodrigo Hasbún, per la rivista «Granta» uno dei 22 migliori giovani scrittori in spagnolo.
Tra le nuovi voci femminili, Giovanna Rivero con il suo stile complesso e ricco di metafore, tra fantascienza e l’horror, Liliana Colanzi tra il fantastico e la Storia, Adela Zamudio, pioniera del movimento femminista in Bolivia.