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Un libro divertentissimo e visionario, arguto e saggio per insegnarci a guardare sempre il mondo con ironia ed entusiasmo, con lo sguardo fresco di un bambino: un invito a scuoterci, a ribellarci, a non farci sommergere dalla passività nei confronti della vita. A riscoprire, soprattutto, la meraviglia verso ciò che circonda.
Le cose normali sono belle: è bello sapere che dopo l'estate viene l'autunno, dopo la domenica viene il lunedì, che si nasce, si cresce e si va a scuola. Ma la troppa normalità e l'abitudine rischiano di avvolgere il mondo nell'indifferenza – una nebbia dove nessuno più si accorge della meravigliosa diversità che palpita attorno a noi: colori, sapori, profumi, emozioni... Ma in una piccola e uggiosa cittadina, dove la quotidianità rischia di annegare le vite in un tedioso grigiore, qualcosa di imprevisto sta per fare breccia nella monotonia. Un bel giorno, come per incanto, tutti i calendari si svuotano e gli orologi cessano di funzionare. I paesani reagiscono come possono, tentando di riordinare ciò che è divenuto caotico, e di ristabilire quel che tutti davano ormai per scontato: la cognizione del tempo.
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E’ accaduto, in paese, un fatto strano: da alcuni giorni una nebbia fittissima avvolge l’abitato, non si vede ad un palmo, e, per di più, sono stranamente scomparsi i giorni dai calendari. Sconcerto e timori si diffondono tra la gente: nessuno sa più che giorno è, si chiudono le scuole, il traffico è bloccato, le attività lavorative vanno a singhiozzo, tanto più che la nebbia diventa sempre più fitta e oscura, una specie di massa collosa, impenetrabile e maleodorante. Vitali si cimenta con un genere nuovo, la letteratura per ragazzi: è infatti un ragazzino il personaggio principale, pieno di curiosità e di inventiva, un osservatore acuto e meravigliato degli eventi, che alla fine contribuirà ad escogitare un piano per porre fine all’isolamento ambientale. Tornerà il sole, la vita riprenderà. Essendo un lungo racconto per ragazzi, Vitali sembra voler dare due ammonimenti, riuscendoci con la consueta arguzia: il primo è quello di avere più riguardo per l’ambiente in cui viviamo (la nebbia puzzolente è una metafora dell’inquinamento), il secondo quello di avere fiducia nei più giovani che, come il ragazzino della storia, sanno guardare ed apprezzare con meraviglia e stupore la bellezza della natura che li circonda. Ciò detto, va segnalato che la storia nel suo complesso è un po’ stiracchiata, ci si annoia insomma, anche per battute ripetitive e per situazioni paradossali dovute al calendario azzerato: ma è una specie di favola, va bene così.
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