Asteria Casadio ci conduce in un viaggio affascinante tra i gironi dell’Inferno e le dinamiche della mente umana, intrecciando la potenza evocativa della parola dantesca con le neuroscienze. Il punto di partenza è semplice: tutti ricordiamo Dante, e in particolare l’Inferno. Ma ciò che rende questo libercolo sorprendente è il modo in cui ci mostra perché lo ricordiamo, come lo viviamo e quanto ci coinvolge. Casadio dimostra come Dante, pur privo di conoscenze neuroscientifiche, abbia saputo “ricamare la sua Commedia coi fili delle emozioni”. Attraverso parole, suoni e la propria presenza come personaggio, ci fa vedere, sentire e provare l’Inferno in prima persona. Il concetto di frame, il priming emotivo, l’uso strategico del linguaggio: tutto costruisce un percorso mentale che il nostro cervello segue, portandoci dove il poeta vuole. Alcuni canti, come quelli citati nel libro, ma anche episodi non trattati come il volo su Gerione o l’incontro con Brunetto Latini, attivano reazioni emotive e cognitive profonde. Ugolino, ad esempio, ci appare più come un padre disperato che come un peccatore: Dante ci offre gli strumenti per provare pietà anche all’Inferno. È questa la magia della Commedia, e Casadio ce la restituisce con chiarezza e passione. L’appendice ricorda che l’Inferno è la cantica più amata dai giovani, attratti dalle emozioni forti. Il Paradiso, invece, è troppo etereo, mentre il Purgatorio, come mostrano anche Ortis e Frisina nel Musical della Divina Commedia, è corale e fondato sul ricordo: un sentimento che si comprende meglio da adulti. La commistione tra arte e scienza, in stile Semir Zeki, rende questo libro prezioso. Non è un trattato accademico, ma un antipasto gustoso per chi vuole avvicinarsi a letture più complesse. Accessibile e profondo, parla al letterato, al medico e al profano. Un piccolo gioiello che dimostra come Dante abbia conquistato l’immortalità anche nella nostra mente.
Nella mente oscura. L’Inferno di Dante alla luce delle neuroscienze
Perché Dante piace più di Ariosto, pur essendo a lui anteriore? Cosa, a distanza di secoli e secoli, spinge a ripetere le terzine della Commedia più che i versi di un poeta moderno? E, soprattutto, perché la Commedia, in un mondo bombardato da continuità comunicazionale, disinteresse civico e incapacità di un esame consapevole della storia, trova ancora fan accaniti? Il presente lavoro vuole rispondere a tali domande, analizzando i meccanismi utilizzati, inconsapevolmente, da Dante per favorire quella che Gallese, a seguito della scoperta dei neuroni specchio, ha definito simulazione incarnata: il modo in cui il nostro cervello entra fisicamente nei prodotti dell’arte per viverli appieno. Partendo dai passi più celebri dell’Inferno, alla luce delle più moderne scoperte neuroscientifiche, sono prese in esame le tecniche di neurolinguistica con cui Dante è riuscito a fare della Commedia uno dei testi, se non il testo, più vivo e presente tuttora nelle nostre menti.
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Anno edizione:2025
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In commercio dal:28 febbraio 2025
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Ely 31 agosto 2025Gli effetti di Dante sul nostro cervello
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