Ho divorato questo libro a pochi giorni dalla sua uscita, perché ne avevo letto la trama nelle schede di presentazione delle opere finaliste al Premio Neri Pozza. Il fatto che il suo autore fosse un giovane cantautore di nemmeno trent'anni non poteva che incuriosirmi di più. Il romanzo ne racchiude addirittura altri nove, componendo un mirabolante decalogo letterario, opera sotterranea di una segreta Accademia di scrittori napo-tamil (alcuni nati nel capoluogo campano, altri giunti in giovinezza dall'isola dello Sri Lanka) che costruiscono sotto la pelle della città un palliativo al desiderio di una patria indipendente nel nord della loro isola di origine. La comunità srilankese di Napoli è tra le più nutrite d'Italia. Arena non inventa tutto, dunque, ma ovviamente la sua narrazione, condita da una lingua che potrebbe essere astrusa per i non napoletani, ma che ammalia per il suo lirismo carnale, si spinge oltre, fino a creare un sincretismo visionario, le cui immagini affascinano dalle prime pagine. Il finale propone un capovolgimento della storia, un'apertura inaspettata, facendo addirittura pensare al primo episodio di un'opera seriale. Se così fosse sarei contentissima di leggere il prossimo libro!
La letteratura tamil a Napoli
Nascosti nel sottosuolo della città, e pronti a farsi saltare in aria per far conoscere al mondo la tragica causa di Tamil Eelam, la loro patria perduta, dopo la resa definitiva delle Tigri e l'uccisione del loro capo Velupillai Prabhakaran da parte delle forze governative dello Sri Lanka, i tamil di Napoli in vent'anni di lavoro hanno creato un mondo altro, quasi un doppio della città, e hanno formato una società segreta, l'Accademia dei sotterranei, che va producendo opere letterarie napo-tamil. Dieci dei loro scrittori, annidati nel sottosuolo della città, raccontano la storia meravigliosa di questa guerra sconosciuta, e lo fanno per l'appunto in dieci capitoli, quanti sono gli avatára (le reincarnazioni) di Vishnu, i cui altarini campeggiano nei bassi dei tamil di Materdei, della Sanità, dei Quartieri Spagnoli e del Pallonetto di Santa Lucia. In questo concerto narrativo, una comunità invisibile racconta le sue mirabolanti imprese, le mitologie, la vita quotidiana. È una comunità che ha lasciato la sua impronta sull'immaginario attuale di Napoli, e che, a sua volta, da Napoli è stata profondamente segnata, creando strepitose mescolanze. Abbiamo cosi madonne con proboscidi e code di elefante, patroni nati dalla fusione di Buddha e San Gennaro, e una disperata attività letteraria espressa sulle pagine di una rivista underground che s'intitola Cannarutizia...
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Anno edizione:2014
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Isabella Rovigo 20 settembre 2014
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