Il nipote del Negus, di Andrea Camilleri, se può avere la parvenza di una commedia fra l’umoristico e il boccaccesco è invece una satira spietata attraverso la messa in scena di una commedia sugli italiani. E quando s’apre il sipario sul palcoscenico si stenta a notare la differenza fra attori e pubblico, i primi impegnati al massimo della loro capacità a tratteggiare un regime dietro la cui parvenza di grandezza i piccoli e i grandi protagonisti si muovono come marionette fra ipocrisie, timori e apparente fierezza, mentre gli altri, il pubblico in sala, sorride, ride, anche fragorosamente, non accorgendosi di trovarsi dinnanzi a uno specchio. Il periodo fascista descritto da Camilleri è quello di un’Italia dai roboanti proclami a cui si finge di credere affinché nulla possa turbare i propri traffici privati, spesso illeciti, nella totale assenza di senso per lo stato. La storia è ambientata nel 1929, ma per come agiscono i personaggi, per come insomma gira la carrozza del paese, si ha l’impressione di un qualche cosa di già visto e che, purtroppo, è sotto ai nostri occhi tutti i giorni, una lenta assuefazione tale da non accorgerci di questa perenne recita a soggetti, tutto uno sbandierare di apparenze, di deformazione della verità, una sorta di sogno infantile il cui risveglio potrebbe tramutarsi in incubo. Non mancano anche siparietti colloquiali, inseriti nel momento giusto e tesi soprattutto a dimostrare che fra l’ufficialità dei comportamenti e la relativa sicurezza del privato tutto era completamente diverso, come se ciascuno potesse contare su una doppia, e distorta, personalità. Ho riso, più volte, ma è un riso amaro che si allarga nello specchio in cui mi rifletto. Semplicemente un libro imperdibile.
Il nipote del Negus. Audiolibro. 5 CD Audio
Eja, Eja, Alalà! Fu già tempo in cui si andava in camicia nera; si cantavano inni. Quando la menzogna si accasa nella storia, sono gli atti di fede, e i manganelli, che fanno la verità. Ci volevano, a Vigàta, le furberie e le mattacchiate di uno scavezzacollo principe di colore, la selvatica estrosità e il talento per gli affari di un diciannovenne ben arnesato e sessualmente senza briglie, la spudoratezza e l'inclinazione astuta di un nipote del Negus, i puntigli principeschi di uno studentello straniero senza letto e senza tetto, che allettava gli occhi e invaghiva i cuori, per umiliare l'onore, l'orgoglio virile, le mire colonialistiche, le prolisse incompetenze del regime, e il nazifascistico razzismo. Il nipote del Negus, il principe Grhane Sollassié Mbassa, è stato iscritto alla Regia Scuola Mineraria di Vigàta. Si rivela un virtuoso della bricconeria e un atleta dell'inganno: tutti brontolando, e lui bravando; promettendo molto, e ancor più pagando, senza nulla mai ottenere. Cosa non tollerano tutti, cosa non tentano. Anche il Duce schiuma e freme, e subisce a rate i tiri bassi dell'etiope: di quel tizzone d'inferno che scalcia e corvetta; e sfugge al dover suo di dar testimonianza in terra italica e in colonia del viver bello e libero e generoso della "civiltà" fascista. Letto da Andrea Camilleri.
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Anno edizione:2010
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In commercio dal:25 marzo 2010
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Il libro è bello ma probabilmente pecca di brevità. Al solito la scrittura è scorrevole (anche se si tratta di fogli di giornale, lettere, brevi dialoghi, ecc.) e la storia molto appassionante ma inizi a leggere e dopo neanche poche ore hai già finito. Eppure non mancano gli spunti di riflessione, non è un libro stupido. Forse semplicemente appassiona talmente tanto che ti spinge a divorarlo senza gustarlo appieno. Il solito grande Camilleri, voto: 7+
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mara dissegna 10 luglio 2012
La lettura di un'opera da parte dell'autore è sempre un elemento di pregio. Camilleri infatti riesce ad accompagnare l'ascoltatore attraverso un viaggio nella Sicilia del 1929-30 in modo ammirevole. La narrazione rappresenta un fittizio compromesso tra l'indagine sulla base di atti e prove e la descrizione di un ambiente sociale, culturale e storico ben definito. Nella Sicilia tra il 1929 e il 1930 si assiste alla presenza del nipote dell'imperatore d'Etiopia iscritto presso la scuola mineraria di Vigata. Il soggiorno di questo ragazzo, durante il primo periodo della dittatura fascista, sconvolgerà l'ecosistema sociale del luogo portando alla ribalta problemi e questioni già precedentemente latenti.
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