Romanzo di fantascienza distopica, apripista per un consistente numero di opere simili e ben più fortunate, accomunate dallo svolgersi dell'azione in una cornice totalitaria e brutale nella soppressione di tutto ciò che è diverso e non strutturato. Spesso associato a "1984" di Orwell, lo trovo personalmente molto più simile a " Il Mondo Nuovo" di Huxley, in particolare nella cieca ed entusiasta adesione di (quasi, e qui casca l'asino) tutti i membri della comunità ad uno Stato Unico che condanna e reprime crudelmente ogni intimità, ogni originalità, addirittura ogni sentimento d'affetto. Atmosfere, personaggi e lirismo stilistico eccellenti ; peccato per alcune falle nella trama, che comunque poco tolgono alla bellezza del romanzo.
Noi
"Per annientare il diavolo è permessa, si capisce, qualsiasi alterazione della verità - e così il mio romanzo scritto nove anni prima, nel 1920, è stato presentato come la mia ultima opera. È stata organizzata una persecuzione quale non si è mai avuta nella letteratura sovietica." Tratte dalla lettera che Evgenij Zamjatin (1884-1937) spedì a Stalin nel 1931 nel tentativo di vedersi commutata in esilio quella "privazione della possibilità di scrivere" che pesava sul suo animo come una "pena di morte", queste parole sono la testimonianza della dura censura che colpì "Noi", l'avveniristico e lungimirante atto d'accusa contro la spietata e progressiva diffusione del taylorismo nella società sovietica e la morsa totalitaria in cui la Russia sarebbe rimasta strangolata sotto il regime di Stalin. Nella città di vetro e di acciaio dello Stato Unico gli individui sono ridotti a numeri e vivono nel rigoroso rispetto dell'autorità del Benefattore, garante assoluto di una felicità "matematicamente" calcolata. Non esistono né vita privata né intimità. Le pareti degli edifici sono trasparenti, e anche il tempo dell'amore è scandito da orari e modalità rigorose. Scritto in forma di diario tenuto dal costruttore di una macchina spaziale, l'Integrale elettrico, che avrebbe il compito di esportare in tutto l'universo "il benefico giogo della ragione", "Noi" incarna una delle più sofisticate e lucide anti-utopie della letteratura novecentesca.
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Edizione:2
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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M.ELENA DI NISIO 06 marzo 2017
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Gilda Paternuosto 05 maggio 2016
La società descritta da Zamjatin è del tutto radicale, gli abitanti non hanno nomi, bensì numeri, sono indicati da vocali o consonanti a seconda che siano donne o uomini, vivono in strutture di vetro. E’ una società molto più fantascientifica rispetto a quella che più tardi delineerà Orwel in "1984", basti pensare che il diario che il protagonista tiene non è un vero e proprio diario ma una testimonianza da portare alle società extraterrestri per far scoprire loro il grado di civilizzazione che ha raggiunto la Terra dove c’è uno stato unico, e questo ricorda ovviamente la situazione descritta in "1984" anche se qui il tutto è più realistico. L’autore ha osato tantissimo, difatti anche il linguaggio del protagonista è assai artificioso. In molti hanno criticato il fatto che il libro non sia coinvolgente: il protagonista è un ingegnere e il suo linguaggio è estremamente razionale, ma è al tempo stesso perfetto perché la parola amore non esiste, non esistono i sentimenti, il conformismo è agghiacciante; ma appena incontra Ii, la donna di cui si innamora, lo stile di scrittura cambia, diventa molto più poetico, la prosa diventa più complessa. Scritto in forma di diario tenuto dal costruttore di una macchina spaziale, l’Integrale elettrico, che avrebbe il compito di esportare in tutto l’universo “il benefico giogo della ragione”, “Noi” incarna una delle più sofisticate e lucide anti-utopie della letteratura novecentesca.
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