Libro Notturno Gabriele D'Annunzio
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Letteratura: Italia
Notturno
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Descrizione


Nel 1916 un incidente aereo causa al poeta la perdita di un occhio e lo costringe per qualche tempo all'immobilità e al buio totale. L'esperienza di questa oscurità e l'attività introspettiva che essa favorisce sono la materia della prosa impressionistica del "Notturno" (cominciato appunto nel 1916 e pubblicato nel 1921), una prosa senza vincoli narrativi, che costruisce la propria struttura formale nella ritmata e pulsante successione di annotazioni, sogni, visioni, libere associazioni mentali, impressioni sensuali. Tutti i temi dannunziani si modulano e si armonizzano intorno alla nota fondamentale, notturna e fantastica, di questa scrittura musicale, che assorbe pause e gridi lirici, sospiri, eccitamenti, cupa fissità: amore della voluttà di vivere.

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CXXXIV + 324p., f.to cm 18,5x11, copertina flessibile. Nuovo. 9788804493273.

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Notturno

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Tascabile
460 p.
9788804493273

Valutazioni e recensioni

  • Cieco da un occhio dopo un incidente aereo, Gabriele D'Annunzio si trova incapace di compiere le operazioni più comuni e persino di scrivere in maniera continuativa. Nasce così il "Notturno", resoconto del periodo di malattia stilato una frase alla volta su singole strisce di carta, poi ricomposte e messe nel giusto ordine dalla figlia. Spesso si parla del "Notturno" definendolo uno dei capolavori di D'Annunzio. In effetti, a leggerla oggi, l'opera risulta se non altro interessante per inquadrare la figura del grande poeta - militare a tempo perso - che qui ferito ed annichilito dalla cecità parziale mostra le proprie debolezze, allontanandosi dalla sua immagine di vate e condottiero. È anche vero che gli stessi romanzi di D'Annunzio, talvolta, mostrano sentimenti analoghi, anche se attribuiti ovviamente dallo scrittore ai suoi personaggi.

Conosci l'autore

Foto di Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio

1863, Pescara

Debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo, nel quale è evidente l’imitazione di Carducci temperata da una già personale vena sensuale e naturalistica. A Roma, dove iniziò (ma non concluse) gli studi alla facoltà di lettere, D’Annunzio visse all’insegna della mondanità e dell’estetismo, sempre alla ricerca di nuove sensazioni in nome di un compiaciuto erotismo al quale sarebbe rimasto fedele sino alla fine con ossessive varianti. Dal decadentismo europeo assimilava, intanto, ideali di sensibilità e di raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale: nacquero così, accanto ad alcune raccolte di versi, romanzi come Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891)...

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