Obsession With Her Voice

Le dieci tracce di "The Obsession With Her Voice" formano un collage avvincente, che fonde la vocalità rovente e ricercata della Angell con i sintetizzatori e l'elettroacustica (mixati brillantemente da Sam Woywitka), gli arrangiamenti d'archi labirintici di Jonathan Cayer e le incandescenti improvvisazioni di batteria di Mili Hong. Canzoni come "One", "Temple" e "Open Eyes" sono sculture poetiche e composte, che riflettono su identità e disaccordo. "Never Tried to Run" evoca l'idolo d'infanzia di Angell, Nina Hagen, tessendo un ritratto serpeggiante e sensuale del cambiamento, mentre "Up My Sleeve" rabbrividisce con una vivida mondanità: la cantante in uno stato di emergenza, che guarda le fiamme salire più in alto. Angell non cede mai alla fredda sperimentazione o all'astruso; persino una canzone come "German Singer", che racconta un concerto attraverso frammenti vocali elaborati e una pulsazione metronomica, è fondamentalmente un invito: un tributo al valore dell'arte, al suo potere di sedurre. Per tutto il tempo, Angell spinge ed elabora la sua voce, immergendosi sopra il rumore e le percussioni, tracciando melodie di impavida complessità, istantaneità e convinzione. Ascoltate gli echi di The Drift di Scott Walker, Blood Bitch di Jenny Hval, Comme à la radio di Brigitte Fontaine e Bonita di Sidsel Endresen & Stian Westerhus.