GLI OCEANI SONO I VERI CONTINENTI di Tommaso Santambrogio è un'opera prima bella, visivamente straordinaria, di produzione italo-cubana. Tre storie (due teatranti che stanno per lasciarsi, un'anziana che vive delle lettere del marito scomparso, due ragazzini praticamente senza padre che sognano di giocare con gli americani nel grande baseball) ambientate in un paese spopolato nella Cuba del grande esodo verso il mondo arricchito, fotografate con la forza di Salgado e filmate in macchina fissa e movimenti appena percettibili, creano la magìa di una terra residuale, ruderi tempestati dalle piogge e una civiltà fatta di lentezza e parole struggenti di chi è partito e di chi rimane. Un cinema fatto di vuoti e di suoni ambientali, di pelle sudata e bagnata che si cerca e si allontana, ma in cui le distanze sembrano riempirsi di una vampa così incandescente da colmare ogni perdita e varcare ogni oceano. Un'opera sorprendente e inattuale, un paesaggio dominato dal tempo immobile e dalla fuga antropologica, reso luminoso dalla inesorabile bellezza degli addii.
