Una lettura complessa, una narrazione eccessivamente prolissa e, a tratti, arcaica. La trama, a mio avviso, è confusa o forse talmente tanto complessa da non poter essere colta del tutto con una prima lettura. E' un libro che sconsiglio a chi, come me, vive la lettura come un passatempo rilassante e non tanto per il tema trattato, quello del totalitarismo, quando per il modo con cui l'autrice narra le vicende raccolte in questo romanzo.
Oggi avrei preferito non incontrarmi
"Sono convocata. Giovedì alle dieci in punto." Una giovane donna senza nome, in una città rumena, un appuntamento obbligato e temuto con i servizi segreti del regime di Nicolae Ceausescu. Durante il tragitto in tram per presentarsi all'interrogatorio, immagini e figure della vita attraversano la mente della protagonista: l'infanzia in una cittadina di provincia e il desiderio semierotico da lei provato per il padre, il primo matrimonio con un uomo che "non era capace di picchiarmi e perciò si disprezzava", i racconti strazianti del nonno sulla deportazione. E poi la giovane amica Lilli, uccisa da una sentinella alla frontiera con l'Ungheria mentre tentava di fuggire dal paese; e Paul, le sue giornate e le sue notti trascorse fin troppo spesso nell'alcol, ma anche i momenti di felicità vissuti insieme a lui, come bagliori fuggevolmente accesi. Tutto si affaccia alla memoria e si intreccia al presente, agli interrogatori e alle vessazioni, all'angoscia quotidiana e agli stratagemmi con cui il pensiero cerca tenacemente di non soccombere. Con questo romanzo Herta Müller ci offre un'esplorazione toccante e magistrale su come la dittatura arrivi a impadronirsi di ogni fibra dell'umano.
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Autore:
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Anno edizione:2019
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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CHIARA FANTI 21 dicembre 2011
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LUCA GAMBERINI 19 giugno 2011
Il tema che la Muller tratta è probabilmente sul filo del rasoio. Tra il totalitarismo fisico e quello mentale c'è una sottile linea invisibile. I protagonisti vivono in un loro mondo estraneo a quello nel quale dovrebbero vivere, fatto di continue fughe ed evasioni (tuttavia povere come un mercato delle pulci) per mantenere vivo il loro essere più intimo. E' una costante lotta per non impazzire. (Emblematica l'ultima riga). Un testo che è quindi contraddistinto da una evidente quanto inevitabile sconfitta: perderanno. Paul e la sua compagna sono destinati a risultare sconfitti. Il regime sta vincendo e la convocazione "alle dieci in punto" è l'acronimo più chiaro dell'ennesima vittoria. Il tram sul quale viaggia la protagonista è un caleidoscopio: la società vi si specchia in una decadenza sostanziale. Non c'è speranza in questo libro. O forse è una speranza talmente fragile da avere le ore contate. "Oggi avrei preferito non incontrarmi" racconta la lotta interiore contro una forma di regime che occupa prima che i corpi i gangli nervosi. L'uomo fatica per non soccombere. E si aggrappa agli affetti, al passato, alle alterne e spesso tristi (Lili) vicende degli altri per immaginarsi un domani migliore.
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