Dominique Manotti è docente universitaria di storia economica. Ha quindi le conoscenze necessarie per ambientare un noir negli anni 70 agli inizi della corsa al rialzo del prezzo del petriolo. Lo stile di scrittura è stringato ed asciutto (in alcuni punti sembra quasi di leggere la sceneggiatura di un film) ed allo stesso tempo piacevole. La storia è ben pensata. Un libro da leggere.
Oro nero
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La crisi del petrolio del 1973 - conseguenza della guerra arabo-israeliana - scatena nel Mediterraneo intrighi finanziari e politici senza precedenti: Dominique Manotti svela un mondo opaco in cui l’unica legge è il profitto in un poliziesco ad alta tensione.
«Per guadagnare molto denaro, bisogna investire molto. Guadagneremo enormemente. Il petrolio è l’energia della nuova società, tutti ne hanno bisogno, la sete di petrolio è un fenomeno mondiale, i prezzi non smetteranno di crescere, altro che quei miseri cinque dollari...».
1973. Il commissario Daquin, ventisette anni appena, assume il suo primo incarico nel commissariato centrale di Marsiglia. Si tratta di indagare sull’assassinio di un ex ras della droga e del suo socio, un veterano dei servizi segreti, entrambi riciclatisi negli affari. Si trova così ad assistere alla nascita movimentata di un nuovo mercato dei prodotti petroliferi, all’ascesa folgorante dei trader assetati di denaro fresco che lo governano, in una città insanguinata dai regolamenti di conti fra organizzazioni che gestiscono il traffico internazionale di eroina, organi di polizia in perpetua guerra sotterranea gli uni contro gli altri, reti semiclandestine dei servizi segreti. Sono gli anni in cui il petrolio governa la politica mondiale, e la ribellione dei paesi produttori contro le Sette sorelle genera cambiamenti radicali; nasce la generazione di Gheddafi e di Saddam Hussein, l’Europa e gli USA sono alle strette. Le competenze di Dominique Manotti - docente di Storia economica contemporanea - le consentono di muoversi con passo sicuro fra le trame sommerse di una febbrile partita per il potere e, senza allentare la tensione del poliziesco, ci fa comprendere bene quello che oggi il Medio Oriente, i Paesi Arabi sono diventati. E però non è solo l’intreccio a impressionare in Oro nero; tutti i romanzi della Manotti sono ottimi romanzi «d’atmosfera», e il commissario Daquin, bello, colto, gay, allergico al potere e alle gerarchie, con un passato drammatico, appassionato di rugby e di jazz, è un personaggio perfettamente riuscito. Tutt’intorno le vie di Nizza e di Marsiglia lungo le quali l’autrice fa muovere i suoi attori, figure che restano incise nella memoria dei lettori.
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Anno edizione:2015
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