Vinicio è sì un autore ma è anche un cantore della memoria collettiva che tramanda ai posteri il frutto di un percorso di ritorno verso le proprie origini durato ben 17 anni. Se c'è un merito nella sua opera, oltre all'innegabile capacità di emozionare e di rapire come pochi libri sanno fare, è a mio parere quello di rendere immortali le umanissime gesta di una civiltà come quella contadina, ahimè, sepolta per sempre. Il Paese dei Coppoloni, ne sono convinto, è un libro che non dimenticheremo così facilmente.
Il paese dei coppoloni
«Coppoloni, gente da macello. Gente all’avventura. Gente senza istruzione. Gente da trapazzo, gente da lavoro. Noi siamo coppoloni e basta, ma la coppola che ci oscura la testa pure ci fa prendere il volo nel cielo.»
"Da dove venite? A chi appartenete? Cosa andate cercando?" Così si chiede al viandante-narratore nelle terre dei padri. Il viandante procede con il passo dell'iniziato, lo sguardo affilato, la memoria popolata di storie. E le storie gli vengono incontro nelle vesti di figure, ciascuna portatrice di destino, che hanno il compito di ispirati accompagnatori. Luoghi e personaggi suonano, con i loro "stortinomi", immobili e mitici, immersi in un paesaggio umano e geografico che mescola il noto e l'ignoto. Scatozza "domatore di camion", Mandarino "pascitore di uomini", la Totara, Cazzariegghio, Pacchi Pacchi, Testadiuccello, Camoia, la Marescialla: ciascuno ragguaglia il viandante, ciascuno lo mette in guardia, ciascuno sembra custode di una verità che tanto più ci riguarda quanto più è fuori dalla Storia. Il viandante deve misurarsi, insieme al lettore, con un patrimonio di saggezza che sembra aver abbandonato tutti quanti si muovono per sentieri e strade, sotto la luna, nella luce del meriggio, accompagnati dall'abbaiare dei cani. E poi ci sono la musica e i musicanti. La musica da sposalizio, da canto a sonetto, la musica per uccidere il porco, la musica da ballo per cadere "sponzati come baccalà", la musica da serenata, il lamento funebre, la musica rurale, da resa dei conti. Vinicio Capossela ha scritto un'opera in cui la realtà è visibile solo dietro il velo deformante di un senso grandioso, epico, dell'umana esistenza, di un passato che torna a popolare di misteri e splendori l'opacità del nostro caos.
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Anno edizione:2021
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