Un viaggio allucinante e allucinato - una visione incubo - attraverso il Nulla e l'Assoluto, strutturato in forma di tema (la palude e suoi corollari) e variazioni. Diversamente che in Quenau, però, qui non si tratta di un puro divertissement formale in quanto la struttura è tutta interna al discorso, mirabilmente giocata sul lessico ricercatissimo, sulla fascinazione ideale e il carisma metamorfico delle parole. Tanto che, nel leggerlo, si è indotti a pensare che sia lo stesso testo a farsi (e a farci) palude.
Questo romanzo, l'ultimo scritto da Giorgio Manganelli prima della morte nel 1990, è tutto una visione corrusca, l'allucinazione di un teologo, la ricognizione di un luogo «in cui è difficile entrare e impossibile uscire». Questo luogo è detto «la palude definitiva», ma non ha altro nome. Vi entra chi ha commesso una colpa, ma non sa quale. A mano a mano che seguiamo il narratore e il suo cavallo, che si svelerà importante personaggio, inoltrandoci in questa terra «torbidamente viva», ci accorgiamo che siamo risucchiati in un vortice metafisico, nella creazione di un demiurgo maligno. E ci viene da pensare che Manganelli abbia qui voluto raccontare il luogo stesso della sua immaginazione, luogo «sommamente rischioso», enigmatico, «ripugnante e fascinoso», dove si svolge un'avventura solitaria ed estrema, quel luogo di confìne fra molti mondi che fu la «misteriosa, taciturna patria» di questo grande visionario.
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Manganelli, Giorgio. , and Flamini, Ebe. La palude definitiva Milano Adelphi, 1991., Adelphi, 1991. 25673 899 Autore principale Manganelli, Giorgio <1922-1990> Titolo La palude definitiva / Giorgio Manganelli ; a cura di Ebe Flamini Pubblicazione Milano : Adelphi, [1991] Descrizione fisica 117 p. ; 22 cm Collezione Fabula ; 49 brossura con alette Ottimo
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Edizione:2
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ROBERTO NESPOLA 07 marzo 2017
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Non ho mai letto nulla di più astratto di questo libro di Manganelli, basti pensare che ad un certo punto il protagonista non si sposta sul dorso di un cavallo ma sul dorso della cavallinità stessa. Per qualche motivo (fugge) si viene ad inoltrare in un non luogo (la palude definitiva) che viene descritto in modo immaginifico e dettagliato. Il protagonista si interroga sull'identità della palude, sulla relazione che ha con essa, sulla cavallinità, sulla solitudine. Interrogativi ed immagini astratte si dipanano per diverse pagine in assenza di trama. Il lessico è estremamente ricercato, l'incipit coinvolgente, le descrizioni di questo luogo "originale" vivide e dettagliate, purtroppo non sono però stato all'altezza di individuare una chiave di lettura per il testo. Mi rimane da apprezzare l'oscuro cerebrale gioco di una penna straordinaria, ma quanta fatica!
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