Intenso, con una scrittura barocca ma mai pedante, questo romanzo è al tempo stesso avvincente e dimesso come la protagonista Chiara che, troppo amata dalla sua famiglia ed in special modo dalle donne forti della sua famiglia, non si risolve a spiccare il volo rendendo la sua vita un comune passaggio in ombra!
Passaggio in ombra
Vincitore premio Strega 1995
Solitario come un'autobiografia e corale come una saga familiare, questo vigoroso e insieme delicato romanzo intreccia le storie di una comunità e i destini dei suoi componenti attraverso lo sguardo di una donna che, per scongiurare la follia sprigionata dal dolore, si affida al potere rasserenante della memoria. Riemergono allora, in un accorato fluire di ricordi, la madre Anita, il padre Francesco, la zia Peppina, il cugino Saverio... Sullo sfondo di un Sud tanto avvolgente e aspro quanto vitale e dolce, Chiara guida, da una vecchiaia vissuta fuori dal tempo nel turbinare dei suoi fantasmi, lungo gli aspri sentieri della sua esistenza.
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Autore:
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Edizione:4
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Nuvola 30 ottobre 2025Antesignano di tante saghe familiari
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Polpetta 04 settembre 2025Indimenticabile!
Libro bellissimo ed indimenticabile! Consigliato!
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Anna 26 aprile 2025Il passaggio in ombra è il progressivo sbiadire dei fantasmi di una vita
Premio Strega nel 1995, questo romanzo è una sorta di saga familiare che si svolge in un piccolo paesino del Sud Italia impregnato di cultura patriarcale, ed è soprattutto una storia di donne, vittime e insieme ribelli. Chiara, narratrice e protagonista, è una donna ai margini, indolente, solitaria, che si circonda di cose e respinge le persone, che nasconde in vestiti ampi e sformati la femminilità e la bellezza che le sono proprie. Il lento disfacimento di Chiara, lo scivolamento in secondo piano, il suo passaggio in ombra, è un modo di liberarsi dalle costanti attenzioni che ha sempre ricevuto dalle figure femminili che l’hanno cresciuta: Anita, la madre, bella e orgogliosa, di una dolcezza quasi feroce; donna Peppina Curatore, la prozia paterna, un’affabulatrice generosa, disordinata, quasi crudele nelle sue scelte; Giuppina, la zia, fragile e gelosa, preda di un risentimento antico che sfocia nella distruzione dell’unico amore che Chiara desiderava davvero e che, almeno per un po’, la strappa alla sua accidia. Donne troppo forti, troppo ingombranti da un lato, e dall’altro uomini incapaci di amare, violenti, egoisti, vigliacchi, che non riescono a mantenere intatta la loro innocenza, che scappano alla prima difficoltà, alla prima assunzione di responsabilità: Chiara, nel mezzo, risponde scegliendo di non scegliere, di trascinarsi nella vita, non curandosene e non curandosi. Ripercorrere la storia della sua famiglia, per lei, è catartico; il passaggio in ombra è allora anche il progressivo sbiadire di tutti quei fantasmi che possono finalmente trovare pace e ridarla a Chiara: e infatti nel finale, che ricalca l’incipit del romanzo, tutte le ombre che opprimenti affollavano la stanza non ci sono più, c’è solo il silenzio.
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