"Pittura e scultura futuriste" di Boccioni è un libro straordinario.Straordinario non solo per la sua importanza storica e teorica,ma anche per il modo in cui è scritto:Boccioni è infatti autore di una prosa raffinata,a tratti evocativa,che sa mescolare serietà teorica a effervescenze polemiche. Sta di fatto che la lettura di questo libro è non solo consigliabile,ma certamente obbligata. Quella che Boccioni espone è una complessa teoria a lungo meditata e maturata col lavoro;un sistema teorico che,nato prima delle opere,si sviluppa con esse. E' quindi,in tutti i sensi,il libro della maturità di Boccioni,il suo lascito fondamentale al Futurismo e alla storia dell'arte a venire. Ma è inutile dilungarsi in una disamina dei contenuti del testo,già ampiamente realizzata da altri e importanti autori. Sarà bene invece soffermarsi sulla eccellenza di questa edizione. Ancora una volta infatti questa serie dell'Abscondida offre un edizione del testo correlata da una abbondante serie di documenti fotografici,che impreziosiscono il volume;il libro inoltre è curato da Zeno Birolli,che per quanto riguarda Boccioni è indubbiamente un marchio di garanzia;dulcis in fundo,il libro si chiude con un bel saggio di Mario De Micheli,storico dell'arte che non ha bisogno di presentazioni,che mette in evidenza la forza del pensiero boccioniano,nel suo essere insieme paradigma teorico del Futurismo e poetica per molti versi altra rispetto all'estetica di Marinetti. Insomma,questo è un volume da leggere assolutamente,su cui tornare a meditare più volte.
«Questo è un testo capitale nella storia delle Avanguardie artistiche del Novecento. E un testo che si pone con una propria fisionomia accanto a quelli di Kandinsky, Malevié, Mondrian. [...] Il senso generale che se ne può enucleare è quello, nello sfacelo dei valori ottocenteschi degenerati, alla cui rovina Boccioni stesso collaborò come ogni altro artista d'Avanguardia, di un artista che ha saputo intuire il pericolo del frammentismo impressionistico da una parte e dell'arabesco della pittura pura dall'altra. Per questo il suo sforzo creativo e teorico ha conciso con la ricerca di un centro che sostituisse il crollo dei vecchi valori con una Concezione unitaria che rinsanguasse con un contenuto nuovo il puro plasticismo. Nel suo pensiero lo "stato d'animo plastico ", rimedio al rischio di "perdersi nell'astrazione", doveva essere proprio questo centro: "Il riassunto definitivo di tutte le ricerche plastiche ed espressionistiche". Non solo quindi una sintesi dei valori formali divisionisti e cubisti, ma anche dei valori emozionali: "È l'emozione" egli scrive "che dà la misura, frena l'analisi, legittima l'arbitrio e crea il dinamismo".» (Dallo scritto di Mario De Micheli)
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Anno edizione:2006
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MARIO COBUZZI 07 gennaio 2010
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