Chissà di che colore può essere un libro... Un romanzo rosa, un “noir”, un “rosso sangue”. E mille altre tinte. Ma questa davvero non l'avevo mai sentita. E viene da chiedermi: di che colore è un cane che fugge? A questa domanda, tante risposte. Quella giusta la scoprirà il lettore alla fine di queste pagine. Se poi, strada facendo, si vorrà chiedere consiglio alla “Squadraccia”, fate pure il 113. Chiedete del commissario Montalbetti e del suo “braccio destro”. Un certo Bert. Ma se non rispondono loro, riattaccate. Subito. Provate dopo. Sarete più fortunati. Solo loro, infatti, sapranno aiutarvi: raccoglieranno indizi, i loro cervelli “carbureranno” e vi richiameranno. Magari non per una risposta. Forse solo per una passeggiata a Milano. Un caffè, quattro chiacchiere e poi quel bottone. Quello del campanello o dell'ascensore. Una volta entrati, si sale. E quello che si trova lì è tutto da scoprire. In fondo, la “Squadraccia” ci sa fare. Sanno di “avere a che fare con la gente”. Coi corpi della gente. Corpi vivi o morti. Se vivi, preferibilmente femminili. Se morti, possibilmente spariti. E vi diranno anche di stare attenti: se avete un appuntamento al numero 3 di una via di Milano, sappiate che da quel momento la vostra vita può cambiare. O forse no. Ma dove il mistero si fa più grande, bisogna aspettare che si riveli. Tranquilli. Ci penserà la “squadraccia”. Voi aspettate. E, nell'attesa, leggete queste pagine, magari accarezzando un gatto che ha capito tutto della vita. Questo libro è così: imprevedibile, capace di far sorridere, capace di far ridere, capace di far pensare. Capace di essere proprio un bel libro. E se scoprite l'assassino prima di arrivare alla fine, parlatene col maggiordomo. Lui ci tiene, viste le amicizie che ha. Il piacere della lettura oggi passa anche attraverso Vito Ozzola. La sua ironia democraticamente anarchica è tagliente e bella ed eloquente come “un quadro di Mirò o come una scritta del metrò”. Entrambe le cose sanno farsi notare. Da leggere, da inciamparci, da gustare. Andrea Borghi
Più che giallo color can che scappa
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Del mistero della morte dell'industriale Evaristo Samara, trovato riverso nella cucina di casa con la testa sanguinante, si occupa il fior fiore della squadraccia, come viene nomata la squadra omicidi, già assurta alla fama non per meriti professionali ma per la partecipazione a fiction televisive. All'inizio i sospetti convergono sul maggiordomo. Questi ha un alibi inattaccabile: nel giorno del delitto è stato ripreso dalle televisioni di mezzo mondo a Roma, in piazza San Pietro, mentre si affacciava da una finestra del palazzo pontificio insieme a un anziano signore vestito di bianco. L'ombra del sospetto si abbatte pure su Marina Carli, la solare ex moglie della vittima, una pianista che con il matrimonio ha rinunciato a una brillante carriera di concertista. Anche l'affascinante Marina risulta candida come un agnello. Il caso è risolto, dopo una sequenza infinita di esilaranti vicende, da Johan Bert, l'uomo di punta della squadraccia.
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Anno edizione:2017
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VITO OZZOLA 09 aprile 2017
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